lunedì 1 dicembre 2025

Vi presento Toni Erdmann: quando la durata diventa una tortura

Vi presento Toni Erdmann (2016) è uno di quei film che sembrano fatti apposta per mettere alla prova la pazienza dello spettatore. Non date retta alle recensioni osannanti che trovate in giro: le sue quasi tre ore di durata sono un macigno che grava su ogni scena, come se la regista fosse convinta che l’indugiare all’infinito sui silenzi e sugli imbarazzi fosse di per sé profondamente significativo. In realtà, il risultato è una lentezza estenuante, che non aggiunge profondità ma solo noia.

La presunta trama, già di per sé a dir poco esile, si sfilaccia in una sequenza di episodi privi di un vero motore narrativo. L’idea di un padre eccentrico che cerca di recuperare il rapporto con la figlia avrebbe potuto funzionare, ma qui si riduce a un susseguirsi di situazioni inconcludenti, tirate troppo per le lunghe, senza un’evoluzione credibile.

Il film pretende di essere originale, pungente, “diverso”, ma finisce per somigliare a una maratona senza premio: un esercizio di stile estenuato ed estenuante, incapace di sostenere il proprio peso. Una visione che, più che divertire o commuovere, mette seriamente a repentaglio la resistenza dello spettatore.

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