Sono molte le cose da dimenticare di questo disgraziato 2025, ma poche quanto il lessico logoro, abusato e spesso svuotato di senso che ci siamo sorbiti ogni giorno tra media, social e chiacchiere d’occasione. Ecco quindi un primo, sommario elenco delle parole da dimenticare del 2025, prima che facciano... altri danni!
Iconico – ormai qualunque cosa lo è: una tazza, un trailer, un post su Instagram. Se tutto è iconico, niente lo è più.
Epico – anche una presentazione PowerPoint di sei slide riesce misteriosamente a esserlo.
Distopico – usato, perlopiù senza conoscerne il reale significato, per descrivere qualsiasi cosa non piaccia, dal meteo a una serie TV mediocre.
Resilienza – parola nobile, utilizzata specialmente nell'era Covid, trasformata in slogan da conferenza aziendale e post motivazionale.
Inclusivo – spesso evocato più come formula magica che come pratica reale.
Visionario – attribuito a chiunque abbia semplicemente avuto un’idea un filo diversa dal solito.
Contenuto – tutto è “contenuto”, purché stia dentro uno schermo, possibilmente senza dire nulla.
Esperienziale – applicato a cene, eventi, aperitivi e persino parcheggi.
Narrativa – tutto è diventato “una narrativa”: un’opinione, un fatto, una figuraccia. Usata soprattutto per evitare di chiamare le cose col loro nome.
TeleMeloni: Il palinsesto televisivo governativo, nel quale pluralismo significa dare a ogni corrente della maggioranza il suo quarto d'ora di gloria e becera propaganda, rigorosamente in prima serata.
