Ci sono auguri che non mi sento di fare.
Non li mando a despoti e tiranni, a guerrafondai in giacca e cravatta o mimetica, a chi accende conflitti da lontano e poi parla di pace.
Nessun augurio ai fascisti vecchi e nuovi, ai neofascisti travestiti da nostalgici, ai retrogradi che chiamano “tradizione” la paura del diverso.
Niente auguri ai bigotti che predicano morale e seminano odio, a chi brandisce la fede come un manganello, a chi usa la violenza – fisica o verbale – come unico argomento.
A loro non auguro affatto un anno migliore: auguro piuttosto che il mondo migliori nonostante loro. Che vengano messi ai margini, superati, smentiti dai fatti, dalla storia e da chi continua ostinatamente a credere nei diritti, nella libertà, nella dignità umana.
A tutti gli altri, invece – a chi resiste, a chi dubita, a chi prova a restare umano – sì: un anno di lucidità, di coraggio e di memoria. Perché il futuro, quando arriverà, non sarà un regalo. Sarà una conquista.
