"Questa, disse Jenkins, era l'ultima città dell'uomo. Era la città che non voleva morire."
Anni senza fine (City) di Clifford D. Simak è un capolavoro della fantascienza, una sinfonia di racconti che si estendono per un milione di anni, tessendo una meditazione profonda, poetica e a tratti straziante sul destino dell'umanità e sul significato della sua eredità. Quest'opera si distingue per la sua visione quieta e rurale del futuro, un futuro dominato dal silenzio e dall'oblio.
Il dramma silenzioso dell'abbandono
Simak rovescia il cliché futuristico: l'uomo non è scacciato dalla Terra da un cataclisma, ma se ne va volontariamente, trovando le città inutili e trascendendo in forme di esistenza superiori. Questo esodo non è una tragedia rumorosa, ma una lenta, malinconica dissoluzione, dove le vestigia della nostra civiltà vengono gradualmente inghiottite dalla natura.
La nascita della civiltà post-umana
Con l'addio dell'uomo, la Terra diventa la culla di una nuova società. I protagonisti di questa nuova era sono i Cani, intelligenze canine evolute, e il robot Jenkins. Il mondo che costruiscono è una civiltà rurale e pacifica, basata sull'onore e sull'amicizia, che si sforza di non ripercorrere gli errori violenti degli "Uomini leggendari".
Jenkins: il cuore meccanico della memoria
Il robot maggiordomo Jenkins è il vero e commovente custode della fiamma umana. Egli è l'archivio ambulante della storia, che tenta disperatamente di dare contesto e significato ai miti che i Cani si raccontano sulla specie assente. La sua lealtà, che perdura per centinaia di migliaia di anni, è il simbolo più potente dell'eredità umana.
Simak, maestro della fantascienza pastorale
Per comprendere l'anima di City, bisogna conoscere il suo creatore. Simak, scomparso nel 1988, giornalista per gran parte della vita, è considerato il padre della "fantascienza pastorale". A differenza di autori ossessionati dalla tecnologia, Simak radicava le sue storie sulla Terra, in contesti di aperta campagna, esplorando temi di solitudine, il ritorno alla natura e un'etica di non-violenza. Le sue risposte ai grandi interrogativi si trovano nella filosofia e nell'armonia, non nelle equazioni scientifiche.
Un'eredità di quiete
City non è solo lettura, la definirei un'esperienza contemplativa. È consigliato a chi cerca una fantascienza che sappia essere al contempo tenera e profonda, e a chiunque voglia confrontarsi con l'idea di un mondo che continua, pacifico e selvaggio, anche molto tempo dopo che l'uomo se n'è andato.
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| Clifford D. Simak |

