venerdì 5 dicembre 2025

Anni senza fine, il futuro dell’uomo secondo Clifford D. Simak

"Questa, disse Jenkins, era l'ultima città dell'uomo. Era la città che non voleva morire."

Anni senza fine (City) di Clifford D. Simak è un capolavoro della fantascienza, una sinfonia di racconti che si estendono per un milione di anni, tessendo una meditazione profonda, poetica e a tratti straziante sul destino dell'umanità e sul significato della sua eredità. Quest'opera si distingue per la sua visione quieta e rurale del futuro, un futuro dominato dal silenzio e dall'oblio.


Il dramma silenzioso dell'abbandono


Simak rovescia il cliché futuristico: l'uomo non è scacciato dalla Terra da un cataclisma, ma se ne va volontariamente, trovando le città inutili e trascendendo in forme di esistenza superiori. Questo esodo non è una tragedia rumorosa, ma una lenta, malinconica dissoluzione, dove le vestigia della nostra civiltà vengono gradualmente inghiottite dalla natura.


La nascita della civiltà post-umana


Con l'addio dell'uomo, la Terra diventa la culla di una nuova società. I protagonisti di questa nuova era sono i Cani, intelligenze canine evolute, e il robot Jenkins. Il mondo che costruiscono è una civiltà rurale e pacifica, basata sull'onore e sull'amicizia, che si sforza di non ripercorrere gli errori violenti degli "Uomini leggendari".


Jenkins: il cuore meccanico della memoria


Il robot maggiordomo Jenkins è il vero e commovente custode della fiamma umana. Egli è l'archivio ambulante della storia, che tenta disperatamente di dare contesto e significato ai miti che i Cani si raccontano sulla specie assente. La sua lealtà, che perdura per centinaia di migliaia di anni, è il simbolo più potente dell'eredità umana.


Simak, maestro della fantascienza pastorale


Per comprendere l'anima di City, bisogna conoscere il suo creatore. Simak, scomparso nel 1988, giornalista per gran parte della vita, è considerato il padre della "fantascienza pastorale". A differenza di autori ossessionati dalla tecnologia, Simak radicava le sue storie sulla Terra, in contesti di aperta campagna, esplorando temi di solitudine, il ritorno alla natura e un'etica di non-violenza. Le sue risposte ai grandi interrogativi si trovano nella filosofia e nell'armonia, non nelle equazioni scientifiche.


Un'eredità di quiete


City non è solo lettura, la definirei un'esperienza contemplativa. È consigliato a chi cerca una fantascienza che sappia essere al contempo tenera e profonda, e a chiunque voglia confrontarsi con l'idea di un mondo che continua, pacifico e selvaggio, anche molto tempo dopo che l'uomo se n'è andato.


Clifford D. Simak


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