Demeter — Il risveglio di Dracula (titolo italiano furbastro ma totalmente inventato rispetto all'originale, ben più appropriato, The Last Vojage of the Demeter) del talentuoso regista e sceneggiatore norvegese André Øvredal è uno di quei film che, pur muovendosi entro coordinate note — il celebre capitolo del Dracula di Bram Stoker dedicato al viaggio della nave — riesce a restituire freschezza, tensione e un’autentica atmosfera d’altri tempi.
Il regista sfrutta al meglio l’ambientazione claustrofobica del veliero per costruire un horror marittimo cupo, lineare ma estremamente efficace, che ricorda certe storie di mare alla Poe, filtrate però attraverso un linguaggio cinematografico moderno e molto curato.
La scenografia e la fotografia sono senza dubbio tra i punti di forza: il Demeter sembra un personaggio vivo, scricchiolante, immerso in un’oscurità che inghiotte e restituisce forme inquietanti. Il film dosa con intelligenza i momenti di attesa e le apparizioni della creatura, scegliendo un’estetica gotica che valorizza sia la potenza iconica di Dracula sia la progressiva discesa nell’orrore dell’equipaggio.
Ottima anche la costruzione dei personaggi, più sfaccettati del previsto per un racconto di pura tensione: ciascuno ha un ruolo preciso nel crescendo drammatico, e l’ottima prova del cast riesce a trasmettere un senso di inevitabilità, come se la nave stessa fosse condannata fin dal varo. Il ritmo è serrato ma mai confuso, e la scelta di mantenere un tono sobrio e privo di ironia rende il tutto più immersivo e rispettoso della matrice letteraria.
Il risultato è un horror elegante, solido, che non punta su colpi di scena artificiosi ma sulla costruzione progressiva del terrore. Demeter non solo rende giustizia a una delle parti più affascinanti del romanzo di Stoker, ma riesce anche a stare in piedi come film autonomo: un viaggio nel buio che lascia il sapore salmastro e il brivido autentico delle grandi storie gotiche.

