domenica 23 novembre 2025

Kennedy parlava al futuro. Trump lo divora

[...] E così, miei concittadini americani, non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese. Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l'America vuole fare per voi, ma che cosa insieme possiamo fare per la libertà dell'uomo [...]

Ieri ricorreva l’anniversario dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy (22 novembre 1963), il che mi offre il destro per tentare di riflettere su un’eredità che pare ormai appartenere a un’altra epoca: un’epoca di slancio ideale, speranza e responsabilità civica.

Kennedy incarnava un modello di leadership coraggiosa, basata sul servizio al Paese: nelle sue parole celebri invitava gli americani a non chiedere cosa il Paese può fare per loro, ma cosa loro possono fare per il Paese.  Il suo impegno per i diritti civili, la pace, e la cooperazione internazionale mostrava una visione alta, non guidata da interessi personali o da istinti populisti. 

Nel suo famoso discorso a Berlino, pronunciò «Ich bin ein Berliner», manifestando solidarietà con chi viveva sotto il peso della divisione e della tirannia. 

Oggi chi siede alla Casa Bianca appare a dir poco lontano da quei valori. Il contrasto è siderale: non si tratta solo di ovvie differenze politiche, ma di una discesa nella retorica divisiva, nella corrosione dell’ideale pubblico, nella costruzione del potere su paure e egoismi. Manca quell’orizzonte di responsabilità condivisa, quel senso di servizio che per Kennedy era centrale.

Ricordare JFK non è solo commemorare una tragedia: è riaffermare che un’idea di politica elevata — fatta di visione, coraggio e altruismo — non è solo nostalgia, ma una misura necessaria contro il cinismo del presente. Nel ricordare l'uomo assassinato a Dallas quel lontano giorno di novembre di sessantadue anni fa, viene spontaneo, volgendo lo sguardo a oggi, constatare con rammarico e una punta d'angoscia che al suo posto oggi compare un uomo avido e corrotto, che della grandezza presidenziale conserva solo la sagoma sformata. Un contrasto che parla da sé, e che basta da solo a far rimpiangere un’America migliore.

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