Se esiste un album dei Bee Gees che attende ancora il suo pieno riconoscimento, quello è senza dubbio "Living Eyes" del 1981. Dimenticate la stanchezza post-disco e le reazioni parzialmemente negative dell'epoca: questo disco è una gemma scintillante, un'opera di incredibile qualità che dimostra in modo lampante la maestria compositiva e vocale dei fratelli Gibb, al di là di ogni moda passeggera.
Fin dalle prime note, è chiaro che i Bee Gees hanno intrapreso una nuova direzione, riducendo drasticamente il falsetto (presente solo in momenti mirati come in "Soldiers") per tornare alle loro voci naturali e, soprattutto, a quelle armonie superlative che sono la loro vera firma. Questo ritorno all'essenza è la chiave del successo artistico di "Living Eyes".
La forza trainante dell'album risiede nell'altissima qualità dei singoli brani. Non c'è un solo riempitivo, ma una collezione di canzoni mature, ricche di sfumature e arrangiamenti sofisticati.
I brani nel dettaglio:
- "Living Eyes" (Title Track): Una traccia di apertura affascinante e filosofica, che cattura immediatamente l'ascoltatore con la sua grazia e la sua melodia avvolgente. È un esempio perfetto di pop-rock adulto, elegante e sentito.
- "He's a Liar": Nonostante il sound decisamente anni '80 e più cupo, questo brano pop-rock è incalzante e ben costruito, dimostrando la capacità dei Gibb di adattarsi senza perdere la propria identità.
- "Paradise": Questa è una delle vette dell'album, una ballata in cui le armonie vocali naturali dei tre fratelli raggiungono un livello di bellezza e coesione che non si sentiva da anni. È pura magia vocale.
- "Don't Fall in Love with Me": Un momento saliente per Robin Gibb come voce solista, che porta un pathos e una drammaticità unici, supportati da una melodia intensa.
- "Wildflower": Una vera sorpresa, con la voce solista di Maurice Gibb. La traccia è luminosa, quasi Beach Boys-iana per l'uso delle armonie aperte, e aggiunge un tocco di gioia celestiale e leggerezza che arricchisce l'intera esperienza d'ascolto.
- "Be Who You Are": La chiusura epica, un'esibizione vocale magistrale di Barry Gibb che sigilla l'album con energia e positività.
L'intero disco si distingue per una strumentazione di altissimo livello (con la presenza di session man d'eccezione come Don Felder, Steve Gadd e Jeff Porcaro) e un desiderio palpabile di rinnovamento.
Un Disco Sottovalutato che Merita la Riscoperta
"Living Eyes" fu snobbato al momento della sua uscita, in gran parte vittima del clamore mediatico contro la disco music, ma il tempo è stato un alleato della sua innegabile qualità. Oggi, per i fan e per chiunque apprezzi la scrittura di canzoni pop-rock di livello superiore, è una rivelazione.
Se volete riscoprire i Bee Gees al culmine della loro abilità compositiva, in un momento di coraggioso cambiamento, fatevi un favore: chiudete gli occhi, aprite le orecchie e lasciatevi trasportare dalle melodie e dalle armonie di "Living Eyes". È più di un album; è una perla dimenticata della loro discografia, pronta a conquistare il posto che merita.