Diciamocelo: non se ne può più delle case discografiche che continuano a riesumare vecchi album con il pretesto di anniversari fasulli o di “nuove” rimasterizzazioni e remix in Dolby Atmos, 5.1, audio lossless (ma quando!), e così via. Ogni volta la stessa solfa: edizioni “deluxe”, “super deluxe”, “ultimate”, vendute peraltro a caro prezzo, che altro non sono che la solita minestra riscaldata, infarcita di demo, prove mal riuscite, scarti di studio che avrebbero meritato di restare sepolti nei cassetti.
Questa non è celebrazione della musica, è solo un mercimonio senza scrupoli. È spremere all’infinito capolavori già perfetti, riducendoli a feticci da collezionisti compulsivi. È prendere in giro chi ama davvero quegli album, illudendolo di trovare qualcosa di nuovo quando in realtà si tratta di avanzi e rimasugli.
La verità è che non si onora un’opera pubblicando i suoi scarti: la si svilisce, la si svende, la si prostituisce. Basta con queste riedizioni farlocche. La musica merita rispetto, non il solito trucco da supermercato.
In fondo, a questo ritmo, non mi stupirei se un giorno arrivasse l’edizione “definitiva” di un album celebre con inclusi i rumori di sedie scricchiolanti e tosse registrati in studio. Sarebbe pur sempre un altro modo per far cassa.