Nel vasto universo digitale, i podcast, dopo molte false partenze, continuano a proliferare come funghi dopo la pioggia. Eppure c’è chi, davanti all’ennesima logorroica puntata da un’ora e mezza, prova un’irresistibile insofferenza. Non è questione di qualità o di contenuti: semplicemente manca il tempo, e soprattutto la pazienza, per farsi leggere fiumi di parole (ah, i Jalisse…) nelle orecchie, spesso inoltre da perfetti sconosciuti.
La società si divide fra chi ascolta tutto a 1.5x e chi preferisce cliccare “non seguire più” con la stessa serenità con cui spegne una notifica molesta. Per alcuni, il silenzio resta la forma più pura di intrattenimento.
Insomma: nulla contro chi li ama, ma l’universo può tranquillamente continuare a girare anche senza l’ennesimo podcast in sottofondo.
