lunedì 10 giugno 2024

Nimic: Un'esperienza visiva vuota e irritante

Non pago - si fa per dire - dell'esperienza negativa prodotta dalla visione del film La Favorita, ho deciso di dare un'altra possibilità al suo regista, Yorgos Lanthimos, sforzandomi di guardare un suo cortometraggio, Nimic.

Ahimè, di male in peggio. Mal me ne incolse. Nimic si presenta come un cortometraggio ambizioso, ma purtroppo si rivela un'esperienza profondamente deludente e irritante. Nonostante l'aura di mistero e alienazione, il film non riesce a trovare una direzione chiara e si perde in un mare di pretese artistiche senza sostanza.

La premessa è interessante: un violoncellista, interpretato da uno stralunato Matt Dillon, ha un incontro bizzarro in metropolitana che altera drasticamente la sua vita. 

Tuttavia la trama, se così possiamo chiamarla, è incredibilmente sottile e manca di qualsiasi sviluppo significativo. Il film sembra più interessato a confondere lo spettatore con simbolismi criptici e scelte stilistiche eccentriche piuttosto che raccontare una storia coesa.

Le interpretazioni sono uno dei pochi aspetti che si salvano. Il già citato Matt Dillon offre una performance professionale, ma è costretto a lavorare con un materiale che non gli permette di esplorare il suo personaggio in profondità. Il resto del cast, pur adeguato, è penalizzato da una sceneggiatura che non dà loro spazio per brillare.

Dal punto di vista visivo, Nimic mantiene lo stile distintivo di Lanthimos, con inquadrature precise ma statiche e una fotografia abbastanza curata. Tuttavia, questa freddezza visiva, caratterizzata da un'estetica algida e distaccata, non è sufficiente a compensare la mancanza di sostanza narrativa. Anzi, questa scelta stilistica rende il film ancora più alienante e distante, creando un'insormontabile barriera emotiva tra lo spettatore e la storia.

Il cortometraggio sembra un esercizio di stile fine a se stesso, privo di una vera anima o di un messaggio significativo. Il film tenta di esplorare temi come l'identità e la realtà, ma lo fa in modo così superficiale e pretenzioso che risulta difficile prenderlo sul serio. 

Il ritmo è lento e spesso frustrante, con una narrazione frammentaria che lascia più domande che risposte. Invece di intrigare, Nimic finisce per alienare lo spettatore, lasciandolo perplesso e insoddisfatto. Gli undici minuti del film trascorrono a fatica, e alla fine della visione lo spettatore tira un sospiro di sollievo.

L’incomprensibilità del film diventa presto il suo più grande difetto. Lanthimos sembra voler giocare con la mente del pubblico, ma lo fa in modo così disordinato e inconcludente che ciò che resta è solo fastidio. L'assenza di una chiara risoluzione o di un senso compiuto alla fine del corto rende l'intera esperienza visiva non solo vuota, ma anche profondamente frustrante.

Nimic è un'opera che delude quasi sotto tutti i punti di vista. Nonostante le buone intenzioni e alcune qualità tecniche, non riesce a trovare il giusto equilibrio tra forma e contenuto. Quello che poteva essere un corto intrigante e provocatorio si rivela un'esperienza visiva fredda, priva di significato e innervosente, un'altra occasione mancata per il sopravvalutato e furbastro Lanthimos di creare qualcosa di veramente memorabile.



Il movimento Woke al tramonto?

© Getty Images Secondo l'Economist ,  il movimento woke in America sarebbe in fase calante.  Il che potrebbe essere un bene, viste le e...