venerdì 1 dicembre 2023

E già, l'album della svolta per Lucio Battisti

L'album E già di Lucio Battisti, pubblicato nel settembre del 1982, rappresenta una fase di transizione notevole nella sua carriera musicale, segnando un distacco netto e definitivo dal periodo in cui collaborava con il paroliere (ma, almeno in una prima fase, anche mentore nonché produttore di tutti gli album precedenti) Mogol.

Questo lavoro, sebbene intriso di un carattere sperimentale, mostra una sperimentazione che non sempre raggiunge la completezza desiderata. 

Il nuovo corso di Battisti in E già è evidente fin dall'inizio, con arrangiamenti musicali che si avventurano in territori nuovi e audaci. Il genere musicale è orientato al synth pop e alla new wave, allora tendenze dilaganti specie in Inghilterra. Tenete presente che nello stesso periodo anche gruppi progressive storici come gli Yes abbracciano sonorità più elettroniche e tendenti al pop, e dominano la scena band come gli Ultravox di Midge Iure e gli Asia.

Tuttavia, questa sperimentazione azzardata da Battisti non sempre riesce a raggiungere la coesione che caratterizza alcuni dei suoi lavori precedenti. La mancanza di una chiara direzione può far sembrare l'album un insieme di esperimenti sonori piuttosto che una narrazione musicale organica.

L'uso di strumenti meno convenzionali, con un uso massiccio ed esclusivo dell'elettronica, e l'approccio più eclettico alle melodie sono indicativi del desiderio di Battisti di rompere con le convenzioni musicali del periodo precedente. Questo cambio di rotta è palpabile, ma in alcuni casi sembra mancare la raffinatezza necessaria per rendere pienamente giustizia alle nuove idee.

Anche il canto di Battisti suona qua e là quasi eccessivo, gridato e indisciplinato, a sancire anche nel modo di cantare una cesura netta col passato più "armonioso" dell'artista. Il disco sembra a tratti indeciso tra il passato e il futuro, tra la collaudata, ma ormai compromessa collaborazione con Mogol e l'indipendenza artistica. Alcune tracce riflettono ancora l'influenza del suo passato collaborativo, mentre altre cercano di abbracciare un suono più personale e sperimentale. Questo equilibrio incerto può far apparire l'album come un'opera di transizione piuttosto che un progetto compiutamente sviluppato. 

Nonostante le sfide nella scrittura musicale, ci sono momenti in cui E già brilla con la genialità di Battisti. Alcune tracce riescono a catturare l'essenza della sua visione innovativa, rivelando uno spirito artistico che sfida le convenzioni. Alludo ad esempio al brano che dà il titolo all'album, E già, e a Straniero, forse la canzone più tradizionale del disco, scelta peraltro come lato B del 45 giri tratto dal long-playing.

In conclusione, E già è un album che segna una fase di passaggio nella carriera di Lucio Battisti. Mentre alcune delle nuove idee sono affascinanti, la mancanza di coesione e l'incertezza nella direzione rendono questo lavoro una testimonianza della sua evoluzione artistica. È un disco di transizione che mostra un musicista alla ricerca di nuove strade, anche se in alcuni punti non riesce completamente a distanziarsi dal passato. 

Ma pochi anni dopo partirà la collaborazione magica con Pasquale Panella, che inaugurerà la seconda fase del percorso musicale del grande artista e raggiungerà vette altissime. Penso ad album come Don Giovanni o L'apparenza, autentici capolavori della discografia contemporanea non solo italiana.



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