sabato 20 settembre 2025

Bavagli e manganelli: la nuova America di Trump

Donald Trump non ha mai sopportato la critica, tantomeno la satira. Oggi, tornato alla Casa Bianca, ha deciso di trasformare il fastidio in repressione. Non è più questione di tweet furiosi o querele velleitarie: siamo di fronte a una campagna organizzata per mettere a tacere la libera informazione e ridurre al silenzio voci indipendenti, giornali, comici, artisti.

I segnali sono sotto gli occhi di tutti. Jimmy Kimmel, uno dei comici più seguiti d’America, è stato sospeso da ABC dopo alcune battute su un noto attivista conservatore. Non solo: la FCC ha minacciato di revocare licenze alle emittenti colpevoli di trasmettere contenuti “negativi” per l’amministrazione, costringendo i network a piegarsi al ricatto politico. È satira, non terrorismo: eppure viene trattata come fosse un crimine.


Nel frattempo, Trump ha aperto cause miliardarie per diffamazione contro testate storiche come il New York Times, chiedendo risarcimenti da 15 miliardi di dollari. Non importa che siano destinate a fallire in tribunale: l’obiettivo è uno solo, intimidire, far capire ai giornalisti che chi osa investigare rischia di finire stritolato da una macchina legale senza precedenti.


Non basta. Lo stesso Trump ha minacciato apertamente di imprigionare reporter che si rifiutino di rivelare le loro fonti, trasformando un principio cardine della libertà di stampa in un reato da punire. E già in passato il Dipartimento di Giustizia aveva spiato email e telefonate di cronisti come Ali Watkins del New York Times, o perseguitato whistleblower come Reality Winner, colpevoli solo di aver fatto emergere informazioni scomode.


Questa non è più retorica incendiaria o un gioco di propaganda. È la realtà di un’America che rischia di diventare un Paese in cui ridere del potere è pericoloso quanto contestarlo in piazza.


La satira è sempre stata una valvola di libertà, una cartina tornasole della democrazia. Quando un governo decide di colpirla, significa che ha paura. Paura della verità, paura della leggerezza che smaschera la menzogna, paura di chi non abbassa la testa.


Quella che si sta combattendo oggi non è una battaglia di cabarettisti o di editorialisti: è una battaglia che riguarda tutti. Perché senza libera informazione e senza diritto alla satira, un Paese non è più libero. È una gabbia.


La domanda è: fino a che punto il popolo americano – e con lui l’Occidente – accetterà che il bavaglio diventi la norma?

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