martedì 30 aprile 2024

Oppenheimer

Non lasciatevi ingannare dalla ricca messe di Oscar e premi assortiti vinti dal film di Christopher NolanOppenheimer non è quel capolavoro che molti credono. Del resto anche il grande John Carpenter ha espresso un giudizio assai tiepido sull'opera. 

E non a torto, a mio avviso, perché, se è vero che la pellicola vanta un cast di attori importanti e talentuosi (tra loro a mio avviso il migliore è Robert Downey JR), che riescono a dare vita ai loro personaggi in modo convincente, tuttavia il loro impegno e la loro bravura non riescono a compensare le tante lacune della narrazione.

Il regista Christopher Nolan dimostra ancora una volta la sua abilità nel dirigere gli attori e nel creare scene visivamente mozzafiato. Tuttavia, la sua incapacità di raccontare in maniera lineare ed esauriente la storia del progetto Oppenheimer risulta evidente. 

La trama è frammentata e dispersiva, mancando di una chiara direzione narrativa. Insomma, quelli che sono problemi tipici del cinema di Nolan in questo film sono ancora più evidenti che nei film precedenti. Già Tenet mostrava la scarsa capacità del regista di gestire correttamente una trama troppo complessa e arzigogolata per risultare appena comprensibile allo spettatore, ma qui si va oltre.

Inoltre, il personaggio di Oppenheimer rimane poco sviluppato, al di là della recitazione di un ispirato Cillian Murphy. Le sue motivazioni e i conflitti interiori non vengono approfonditi a sufficienza, lasciando lo spettatore con più domande che risposte. Questo rende difficile empatizzare con il protagonista e non giova alla piena comprensione del suo ruolo nella storia.

Nonostante gli sforzi degli attori e gli indubbi meriti tecnici del regista, Oppenheimer pecca per una narrazione disorganizzata e per la mancanza di approfondimento dei personaggi e delle tematiche affrontate. 

Ottima la colonna sonora classicheggiante del grande Hans Zimmer, che spesso "salva" il film, infondendogli vita ed emozione che altrimenti non avrebbe se non (molto) sotto traccia. 

Si tratta di un film che, purtroppo, non riesce a soddisfare tutte le aspettative e lascia con un senso di insoddisfazione e confusione. Intendiamoci, va visto certamente, ma... con cautela!



lunedì 29 aprile 2024

The fight


Mi sono occupato, sulle pagine del blog magazine Libri e parole, di un libro a mio avviso formidabile, The Fight, di Norman Mailer. Lo scrittore, che tra l’altro fu un pugile dilettante,  racconta l’epico combattimento del 1974 combattuto tra Muhammad Alì (più noto forse col nome di Cassius Clay) e l’allora campione del mondo dei pesi massimi George Foreman.

Curiosa la scelta, forse dettata da ragioni di marketing, di pubblicare in nuova edizione il libro lasciandone il titolo non tradotto, come usano talvolta i nostri distributori cinematografici. A mio avviso sarebbe stato di gran lunga più efficace quello usato da Baldini & Castoldi in una precedente versione,  Il combattimento

A dirla tutta, e non me ne voglia l’editore, anche la copertina appare un po’ slegata dal contesto del libro, ma si tratta comunque di scelte editoriali legittime (è l’editore che decide e paga, in fin dei conti). 

Detto ciò, il libro merita, e molto, come potrete capire meglio leggendone la recensione completa qui.


Il cazzotto finale

domenica 28 aprile 2024

Simulant, una simulazione di un buon film Sci-fi


Simulant - Il futuro è per sempre, film di genere thriller fantascientifico del 2023, prometteva un viaggio entusiasmante attraverso i meandri dell'identità e dell'umanità artificiale. Tuttavia, ciò che si rivela sullo schermo è una deludente sequela di cliché senza alcun contributo significativo al genere.

La trama, un mosaico di trame già sfruttate e riciclate da opere precedenti come l'archetipico Blade Runner, è un collage di idee rubate che non riescono mai a trovare una propria voce. Invece di offrire una riflessione profonda sull'essenza dell'umanità e sull'etica dell'intelligenza artificiale, Simulant si accontenta di ripercorrere sentieri già battuti, senza mai approfondire veramente i temi che pretende di affrontare.

Le performance del cast sono al massimo mediocri, con attori che sembrano disinteressati alla trama e alle proprie parti. Persino le presunte scene d'azione, che dovrebbero dare un po' di vigore al film, risultano piatte a causa di una regia confusa e di effetti speciali che sembrano appartenere a un'altra era cinematografica.

La fotografia, seppur decente, non riesce a salvare un film che soffre di una mancanza totale di coesione e di un ritmo così lento da far addormentare persino il più accanito degli appassionati di cinema di fantascienza. 

In conclusione, Simulant è un film che, anche in virtù di un cast di volti noti, prometteva tanto e consegna poco. Una delusione Sci-Fi senza sostanza, destinata a finire nel dimenticatoio insieme a tante altre produzioni che hanno tentato di cavalcare l'onda del successo di opere ben più meritevoli. Evitate questo film se non volete perdere due ore preziose della vostra vita.



venerdì 26 aprile 2024


Un film da recuperare, disponibile al momento sulla piattaforma RaiPlay, è senz’altro Nine, musical drammatico e bizzarro.

Il film è diretto da Rob Marshall, noto per opere come Chicago e Into the Woods. La pellicola è una fusione intrigante di cinema e musica. Basato sul musical di Broadway del 1982, che a sua volta si ispira al famoso film di Federico Fellini 8½, la storia ci porta nel mondo complesso e caotico di Guido Contini, un regista in crisi creativa ed esistenziale.

Trama

Daniel Day-Lewis interpreta Guido, un famoso regista italiano alle prese con la pressione da parte dei produttori di realizzare un nuovo film, ma che si trova completamente a corto di idee. Mentre cerca ispirazione, Contini si confronta con le varie, splendide donne della sua vita: la moglie Luisa (interpretata da Marion Cotillard), l’amante Carla (una sensuale Penélope Cruz), la musa Claudia (Nicole Kidman), la madre (Sophia Loren), la sua confidente e costumista (Judi Dench) e una giornalista americana (Kate Hudson).

Punti di forza

Nine brilla principalmente per le sue performance e per il cast stellare. Day-Lewis, come sempre, si immerge completamente nel suo ruolo, mostrando una complessità che riflette le angosce e le incertezze del suo personaggio.

Non solo: le attrici del cast femminile sono eccezionali, e i momenti musicali davvero intensi, come Take It All di Cotillard e Be Italian di Fergie.

La cinematografia e le coreografie sono notevoli, creando un’atmosfera da sogno che riflette l’ambiguità tra realtà e fantasia che permea la storia. La produzione ricrea efficacemente l’Italia degli anni ’60, offrendo uno sfondo visivamente affascinante alla crisi di mezza età di Contini.

Punti deboli

Tuttavia, nonostante i suoi momenti brillanti, Nine presenta anche alcuni problemi. La trama a tratti risulta frammentaria, e non tutti i numeri musicali hanno lo stesso impatto. Inoltre, alcuni spettatori potrebbero trovare che il film non riesca a eguagliare la profondità e la complessità del capolavoro di Fellini su cui si basa.

Conclusione

Nine rappresenta un tributo affascinante all’opera di Fellini e al cinema italiano in generale, sostenuto da un cast impressionante e da momenti musicali memorabili. Sebbene non sia esente da difetti, è una visione d’obbligo per gli appassionati di musical e per chi ama il fascino e il dramma del cinema italiano.



giovedì 25 aprile 2024

25 aprile, Festa della Liberazione


Buona Festa della Liberazione a tutti, compresi quelli che non festeggiano perchè si considerano o sono ancora fascisti, ai tanti criptofascisti e agli incanutiti nostalgici dell'infausto Ventennio.



mercoledì 24 aprile 2024

La fuga del fumetto dalle edicole

Nelle poche, eroiche edicole rimaste in attività sul suolo patrio, la presenza un tempo cospicua dei fumetti si è rarefatta sempre più. Perfino nelle edicole dei luoghi di mare, un tempo rifugio sicuro dei “giornaletti”, come li chiamavano un tempo gli adulti, sono diventati merce rara. Addio copie arretrate, addio vecchi Tex, Diabolik e Topolino d’annata.

Continuano a vivacchiare le riviste scandalistiche, quelle specializzate (moda, design, arredamento), ma per quanto tempo ancora? E non si pensi che la causa risieda nel diffondersi del digitale, perchè a tutt’oggi le versioni digitali di quotidiani e riviste continuano ad arrancare. La verità è che si legge sempre meno. Punto. 

Alcuni amici edicolanti mi hanno confessato che stanno tentando di resistere strenuamente per giungere all’agognata pensione, trasformando sempre più le loro rivendite in affollati bazaar di  giocattoli, gadget, biglietti per autobus e metro. Ma i tempi delle vacche grasse sono finiti da un pezzo. E questo senza calcolare gli imminenti disastri scatenati dall’impennata dei prezzi dell’energia e del costo della vita.

Insomma, per parafrasare Zucchero, la vedo nera. E sì, gli appassionati si sono gioco forza abituati a supplire recandosi nelle fumetterie, la cui presenza però non è affatto costante nelle nostre regioni. 

Cosa accadrà in futuro? Personalmente credo che il processo di scomparsa delle edicole accelererà, con tutte le conseguenze del caso. 



lunedì 22 aprile 2024

Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia


Il cinema spagnolo horror d’autore degli ultimi anni si presenta molto interessante e ben ha fatto Rai 4 a dedicargli un ciclo appena conclusosi, Dalla Spagna con orrore

L'ultimo film trasmesso è Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia di Álex de la Iglesia, un esempio lampante di come una premessa promettente possa essere completamente rovinata da una realizzazione disastrosa. Non c'è niente di buono da dire su questo film, se non che potrebbe essere uno dei peggiori esempi di cinema degli ultimi anni.

La trama, se così si può chiamare, è un pasticcio incoerente di cliché senza senso. Si suppone che ci sia un qualche tipo di mistero o tensione, ma è impossibile prenderlo sul serio quando ogni personaggio agisce in modo così irrazionale e privo di logica. Non c'è nemmeno un minimo sforzo da parte degli sceneggiatori di creare una narrazione credibile o personaggi interessanti.

Parlando di personaggi, sono più simili a caricature deformate che a individui reali. Sono privi di qualsiasi profondità o sviluppo, e sembrano esistere solo per pronunciare dialoghi ridicoli e svolgere azioni insensate. È quasi impossibile provare empatia per loro, dato che sono così mal concepiti e mal eseguiti.

La sceneggiatura è un altro evidente punto debole. È piena di buchi di trama, dialoghi imbarazzanti e situazioni assurde che fanno inorridire dal disgusto. Non c'è coerenza nella struttura narrativa, e il film sembra essere stato montato senza un minimo di rigore o attenzione ai dettagli.

Anche la regia non fa nulla per salvare questa produzione fallimentare. Le scelte di regia sono insipide e prive di ispirazione, e la fotografia è piatta e senza vita. Nemmeno l'ambientazione a Venezia riesce a salvare il film, dato che viene sfruttata in modo banale e poco originale.

In conclusione, Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia è un film da evitare assolutamente. È una perdita di tempo e non offre nulla di valore o di intrattenimento. Evitatelo come la peste, a meno che non siate masochisti cinematografici in cerca di una tortura mentale.

sabato 20 aprile 2024

Dark Matter, il ritorno dei Pearl Jam


È appena uscito il nuovo album dei Pearl Jam, Dark Matter. L'attesa è stata lunga, ma alla fine è stata premiata con un disco di alto livello.

Il sound è potente, ricco, a tratti punk: chitarre, batteria, voce suonano imponenti, maestosi. Il brano che dà il titolo all'album conferma lo stato di grazia della band capitanata da Eddie Vedder, che si dice soddisfatto del risultato. E anche noi, per inciso.

C'è anche melodia, in alcune ballate molto azzeccate, ma non mancano atmosfere quasi soul e vagamente pop rock, tra gli U2 e gli Eagles dei tempi migliori per intenderci.

photo © Danny Clinch

In definitiva, Dark Matter è un lavoro che forse non piacerà a tutti, ma va bene così. È musica vera, composta e suonata col cuore. Non è poco, in questi tempi di robaccia campionata, sintetica e falsa come certi nostri politicanti da talk show.

Bentornati, Pearl Jam!



venerdì 19 aprile 2024

Cattedrale, il capolavoro di Carver

Raymond Carver è considerato uno dei massimi esponenti, se non il capostipite, del minimalismo letterario americano. I suoi racconti hanno rappresentato e tuttora rappresentano per molti autori un modello ideale di scrittura.

Che poi la forma rarefatta ed essenziale dipendesse o meno dal pesante intervento del famigerato editor Gordon Lish, è però innegabile che le ultime raccolte di Carver mostrino una chiara tendenza verso una maggiore complessità ed elaborazione.

Tempo fa mi sono occupato, non senza un certo timore reverenziale, di una delle sue antologie più importanti, Cattedrale. Contiene il racconto forse più riuscito in assoluto dell'autore, che dà anche il titolo al libro. Potete leggere la recensione qui, sul blog magazine Libri e Parole.



giovedì 18 aprile 2024

La piccola editoria risorsa per la sopravvivenza culturale del Paese

Nel panorama letterario di casa nostra – ma non solo, a dirla tutta – dominano purtroppo quasi esclusivamente le logiche del profitto più bieco e del marketing più becero: cosa trovate esposti sugli scaffali e nelle vetrine delle librerie?

Pseudo libri firmati da personaggi televisivi più o meno effimeri, pseudo autobiografie di orrendi personaggi politici, manuali di ricette riciclate in... tutte le salse (!), e così via. Si vuole “vincere facile”, per parafrasare una celebre pubblicità televisiva.


I grandi gruppi hanno quasi del tutto rinunciato alla ricerca di nuovi talenti, ritenuta poco conveniente, preferendo approcci conservativi delle posizioni acquisite con pochi autori di sicuro ritorno (si fa per dire, poiché i margini si assottigliano sempre più per tutti, nessuno escluso, a partire dagli anticipi e dalle royalties concessi agli autori). 


Le librerie indipendenti annaspano, schiacciate da spese eccessive e da guadagni sempre più magri. Le grandi catene accusano i colpi della crisi e del cambiamento imposto dal sempre più aggressivo commercio on line – Amazon in primis – e chiudono punti vendita anche importanti, con l'inevitabile, triste corollario di posti di lavoro in continua diminuzione.


Non è neppure colpa dell'eBook, che ancora stenta a decollare sul serio, a causa anche della scarsa alfabetizzazione informatica.

Il problema invece è la crescente disaffezione alla lettura, causata a sua volta da tutto un insieme di fattori concomitanti: la crescente parcellizzazione del tempo libero, lo strapotere di vecchi (la televisione) e nuovi media (il Web, gli smartphone e i tablet, la TV on demand e così via), il lavoro insufficiente o inadeguato svolto dalla scuola nell'educare al piacere della lettura, avvertita al contrario come noiosa e – absit iniuria verbis – inutile.


Sempre più spesso così ci si trova a rifugiarsi nella piccola editoria, che lavora a volte più per passione che non per reale tornaconto: è nei cataloghi dei piccoli editori che si possono trovare titoli interessanti, di qualità. 

È sufficiente navigare sui siti della piccola editoria per rendersi conto della vivacità e della ricchezza di contenuti offerti, spesso a prezzi più che accessibili. 


Aiutiamola a crescere. Aiuteremo anche la nostra cultura.




mercoledì 17 aprile 2024

"Iconico" e "Wow": quando le pubblicità televisive abusano del linguaggio


Fateci caso: i termini che sentiamo più spesso negli spot televisivi sono, oltre al consueto profluvio di idiozie e bugie, "iconico" e "Wow!". 

Come se le pubblicità non fossero già insopportabili per l'insistenza, la banalità e la volgarità dilaganti, dobbiamo subire la ripetizione a oltranza di parole usate a sproposito. 

Insomma, tra attrici sedute sulla tazza del water, pornostar trasformate in improbabili idraulici, attempate addentatrici di bruschette dalla dentiera invisibile e doppi sensi degni del Vernacoliere (che, beninteso, merita plauso perenne per l'ironia dissacrante), l'imbarbarimento è in atto anche a livello lessicale.


Se volete conoscere la mia (vi avverto, fiammeggiante) opinione in merito agli abusi linguistici citati in apertura di questo post, non dovete fare altro che recarvi sul sito del sempre più interessante blog magazine Libri e Parole.





lunedì 15 aprile 2024

L'invasione degli ultra woke

illustrazione di Ale+Ale

Negli ultimi anni abbiamo assistito al dilagare delle tematiche woke nelle produzioni televisive, dalle serie TV alle fiction. Mentre l'inclusione e la sensibilità sociale sono importanti, molte volte questi temi sembrano inseriti forzatamente e fuori luogo, compromettendo l'esperienza di visione.

Il contesto delle tematiche woke

Il termine woke è stato originariamente coniato per descrivere l'attivismo sociale che mira a combattere il razzismo, le ingiustizie sociali e le discriminazioni etniche o sociali. Tuttavia, quando queste tematiche vengono forzatamente inserite in produzioni televisive senza un contesto adeguato, possono risultare controproducenti.

L'inclusione ragionevole

È importante sottolineare che l'inclusione di tematiche sociali nei programmi televisivi può essere incredibilmente positiva. Raccontare storie che riflettono la diversità e affrontano questioni sociali è un passo importante verso una maggiore comprensione delle diversità e verso la tolleranza. Ma come per ogni elemento narrativo, è essenziale che queste tematiche siano inserite in modo organico e ben ponderato all'interno della trama.

Forzatura e stereotipizzazione

Un problema comune è la forzatura delle tematiche woke senza una reale, credibile giustificazione narrativa. Spesso vediamo personaggi che si trasformano repentinamente in attivisti senza una transizione realistica. Questo può far sembrare i personaggi poco autentici e la trama poco convincente. Inoltre, l'uso di stereotipi per affrontare questioni sociali può essere dannoso, poiché semplifica complessi problemi in modo eccessivo.

Il blackwashing

Non solo. Sempre in nome di una presunta, ma forzata inclusività, personaggi dalla pelle bianca divengono neri, o cambiano etnia, anche in maniera pacchiana. C'è ad esempio il caso eclatante di Nick Fury nei film Marvel, ex eroe bianco di guerra, che sullo schermo è interpretato da Samuel L. Jackson.

Ma gli esempi della deriva woke sono numerosi, e basta dare un'occhiata a molti dei telefilm prodotti negli USA per rendersi conto che la pratica è diffusissima, con esiti a dir poco ridicoli.

Le reazioni del pubblico

Le reazioni del pubblico a queste forzature sono varie, ma spesso includono la delusione e la frustrazione. Molti spettatori preferiscono una narrazione più sottile e riflessiva, invece di essere bombardati da discorsi moralistici o situazioni innaturali.

Il rifiuto del pubblico

Un altro aspetto da considerare è la reazione dello spettatore. L'uso eccessivo di tematiche woke conduce spesso a una reazione negativa, di rigetto da parte di una parte del pubblico, che percepisce le produzioni televisive come troppo politiche o moralistiche. Questo può portare a divisioni anziché a un dialogo costruttivo.

Conclusione

Mentre è importante che la televisione affronti tematiche sociali, è altrettanto importante farlo in modo equilibrato e non forzato. L'inclusione forzata e fuori luogo di tematiche woke compromette la qualità delle produzioni televisive e il coinvolgimento del pubblico.

Autori e produttori dovrebbero lavorare per creare storie autentiche e riflessive che affrontino questioni sociali in modo organico. Solo così potremo avere opere che siano al contempo stimolanti e sensibili alle tematiche più importanti legate al sociale o alla lotta alla discriminazione sociale e sessuale.

domenica 14 aprile 2024

Solo il mare intorno


Cerchi emozioni e relax in questo rovente anticipo d'estate?

Le isole Croatoan, Piedra Colorada e quella senza nome ti aspettano: garantiamo terrore e pace eterna.

Sull’isola di Croatoan, in North Carolina, un essere demoniaco che da sempre vive nelle sue forre, si risveglia per ripetere un’antica strage. 

Nell’isola di Piedra Colorada, trasformata in un ricettacolo di malattia e marciume, la devastazione dell’uomo e la malvagità della natura si tendono la mano per generare figli immondi. 

Nella terza isola, il cui nome è ignoto, che è così segreta da non apparire nemmeno sulle carte, si celebrano riti immondi per un’oscura evocazione. 

Tre visioni horror del mare e dei suoi misteri. Tre maestri italiani a confronto: Danilo Arona, Angelo Marenzana e Luigi Milani.

Solo il mare intorno, un libro imperdibile targato Nero Press Edizioni.

sabato 13 aprile 2024

Accendere un fuoco, il racconto capolavoro di Jack London

Tempo fa mi sono occupato, sulle pagine del blog magazine Libri e Parole, di quello che da più parti è considerato - nel mio piccolo anche dal sottoscritto, nel ciclo di video interviste dedicate a Come si fa un libroil racconto perfetto, To Build a Fire, (1902/1908) del grande Jack London

Conosciuto, a seconda delle edizioni, sotto vari titoli, come Preparare un fuoco, Allestire un fuoco o, più semplicemente, Accendere un fuoco, rappresenta per certi versi la quintessenza della visione della vita dello scrittore, dominata da un vitalismo esasperato, in perenne lotta con una Natura spietata ma infinitamente più saggia dell'uomo. 

La forma è scintillante, affilata come un rasoio. I periodi, tipici di London, sono fulminanti. La storia narrata è un concentrato d'azione e psicologia, serrata come un thriller e mai banale o noiosa. 

Segnalo peraltro che ne esistono alcune efficaci trasposizioni per immagini. Tra queste merita senz'altro di essere ricordata quella realizzata a fine anni '60 da David Cobham, che si pregia della voce narrante di Orson Welles.

Qui trovate la recensione completa del racconto.



venerdì 12 aprile 2024

Breve storia di delitti in libreria


Massimo Gatta è autore dell'intrigante saggio Breve storia di delitti in libreria (Graphe.it edizioni, 2024, premessa di Norberto Melis).

Avete mai letto, nelle pagine di cronaca nera, di qualcuno che sia stato ucciso in una libreria? È cosa quantomeno molto rara. Nel noir di tutte le epoche e nazioni, invece, accade talora che bibliomani, cacciatori di libri, librai ed editori finiscano coinvolti in omicidi più e meno efferati, e non sempre risolti. 

Pur se in tirature di nicchia, le storie di questo tipo sono sufficientemente numerose da essersi guadagnate addirittura una, ormai celebre, definizione: bibliomysteries.

Da Gustave Flaubert a Hans Tuzzi, le sale nelle quali un avido lettore si inoltra per cercare vicende immaginarie di delitti sono talvolta esse stesse immaginarie, e al loro interno si consumano crimini due volte letterari. Ed ecco, un libro che ne parla, triplicandone la dimensione.

Massimo Gatta, a sua volta bibliografo erudito, costringe deliziosamente il lettore a concentrarsi per non confondere il reale con la fantasia, distinguere i luoghi di carta da quelli che hanno un vero indirizzo, e separare i personaggi dai loro creatori. Il gioco riesce così bene che perfino la prefazione è a firma di un celebre personaggio bidimensionale di gialli, primo dirigente della Questura di Milano, il quale di questo saggio ha scritto che «è, a ben vedere, una scorribanda tanto dotta quanto ammiccante fra delitti, librerie e biblioteche bidimensionali per investigatori bidimensionali».

giovedì 11 aprile 2024

Il mondo così com'è

È uscita da poco, per i tipi delle Edizioni Scudo la raccolta di racconti Il Mondo così com'è, alla quale partecipa indegnamente anche il sottoscritto con un racconto dal titolo Temporale.

Quando Giorgio Sangiorgi, editor e scatenato Deus ex Machina della casa editrice, ha lanciato il progetto ne sono rimasto conquistato da subito: una raccolta di racconti realistici scritti - è questa la novità - da autori "di genere", ossia legati al fantastico o alla fantascienza. 

D'altronde sono del parere che vadano abbattuti gli steccati di genere, pena il restare confinati in ambiti che prima o poi si rivelano inevitabilmente stretti. 


La scheda del libro

Fin dal dopoguerra, nel nostro paese si è creata una spaccatura tra il movimento del Realismo e le letterature del fantastico. Il primo si è conquistato i salotti colti, non solo snobbando il secondo, ma negandogli persino lo status di opera letteraria.

Il secondo si nascondeva in paradisi artificiali nelle convention dedicate al fantasy e alla fantascienza, creando intorno a sé un’allure di letteratura per ragazzi mai cresciuti.

Una frattura che negli altri paesi non esiste o è molto meno accentuata.

Forse i tempi sono maturi per dimostrare che un bravo scrittore di genere può esprimersi compiutamente anche nella narrativa classica e forse anche con più sagacia e profondità. Così abbiamo chiesto agli autori della fantascienza e del fantastico italiano di uscire dai loro ambiti e confezionare racconti assolutamente realistici.

Ci sono riusciti o sono comunque rimasti nell’ambito del racconto di genere? Lo scopriremo leggendo i racconti di: Marco Bertoli, Paolo Durando, Marco Faré, Davide Formenti, Franca Marsala, Luigi Milani, Stefano Morini, Luca Nisi, Luca Oleastri, Marco Orlandi, Simone Orlandi, Antonio Piras, Giorgio Sangiorgi, Paolo Secondini, Luigi Valerio.


Il link per l'acquisto diretto del libro:

https://www.amazon.it/dp/B0BRJ2DSBR

L'intruso, la metamorfosi di Dennis Quaid


L'Intruso, film del 2019 è un thriller psicologico che mescola elementi di suspense e horror in modo abbastanza efficace e divertente. 

La performance di Dennis Quaid nel ruolo per lui inedito dello psicopatico è indubbiamente uno dei punti di forza del film, con la sua capacità di creare tensione e inquietudine. 

Tuttavia la trama potrebbe risultare prevedibile per alcuni spettatori, e alcune scene potrebbero risultare troppo convenzionali per i fan del genere. 

In definitiva, è un film discreto che offre un'esperienza di intrattenimento solida, soprattutto per gli amanti dei thriller psicologici. 



mercoledì 10 aprile 2024

Das Signal - Segreti dallo spazio


Das Signal - Segreti dallo spazio è una nuova aggiunta al catalogo di Netflix. La miniserie tedesca, composta da una sola stagione di quattro episodi di un'ora circa, offre uno spettacolo visivo e una trama sufficientemente avvincenti.

La trama:

Paula è una scienziata mandata nella stazione spaziale internazionale per conto di un importante istituto di ricerca per studiare la riproduzione cellulare e la possibilità di far rigenerare i ricettori dell’udito. Proprio quando la missione è conclusa e insieme al suo collega dovrebbero tornare a riabbracciare i loro cari in Germania, accade qualcosa d'imponderabile e la riunione con la famiglia sembra divenire impossibile. Sven e la figlia non udente Charlie si ritroveranno al centro di un evento più grande di loro.

Il cast e le ambientazioni

Il cast offre interpretazioni abbastanza convincenti, con attori che riescono a trasmettere l'angoscia, la determinazione e la meraviglia dei loro personaggi di fronte agli eventi straordinari che si susseguono. Le ambientazioni sono realistiche e ben realizzate, aggiungendo un ulteriore livello di immersione nell'ambientazione della serie.

Chiavi di lettura

Uno degli aspetti più intriganti della serie è il modo in cui mescola elementi di fantascienza con tematiche più profonde, come l'esplorazione dell'ignoto, la ricerca di significato nell'universo e la lotta per la sopravvivenza. 

Le somiglianze con Constellation

Ci sono punti di contatto con Constellation di Apple TV+ e le atmosfere a tratti possono ricordare un'altra produzione tedesca di grande successo di qualche anno fa, Dark, ma personalmente ho apprezzato di più Das Signal rispetto alla pur più blasonata serie di Apple (oltretutto, l'ammetto, non nutro grande simpatia per la protagonista, Noomi Rapace), in virtù di una maggior linearità della storia e di una minor pretenziosità. 

Intendiamoci, non mancano qualche incongruenza e forzatura nella sceneggiatura, ma niente che non si possa tollerare. Accade di peggio in altisonanti produzioni hollywoodiane, lo sappiamo.

La serie sorprende con un colpo di scena finale che lascia lo spettatore con il fiato sospeso, confermando la sua abilità nel tenere alta la suspense fino all'ultimo momento. 

In conclusione

Das Signal non delude le aspettative degli amanti della fantascienza, beninteso a patto di non pretendere troppo. Con una trama interessante, effetti speciali validi e un cast mediamente all'altezza, rappresenta in definitiva un buon prodotto.

Il doppiaggio

Nota di demerito invece per il doppiaggio italiano, per quanto concerne la voce dell piccola Yuna Bennett, peraltro bravissima: non si comprende perchè da anni si utilizzi una vocina italiana lagnosa e dal marcato accento romanesco. Ascoltate la voce in originale e noterete l'abisso. 



martedì 9 aprile 2024

Ram, la perla di Paul McCartney



Ram, album inciso da Paul McCartney  dopo lo scioglimento dei mitici Beatles, pubblicato nel 1971, combina pop, rock ed elementi folk in una produzione vivace e spesso eclettica. L'approccio "fai-da-te" di McCartney alla registrazione si riflette in arrangiamenti inventivi e in una sensazione di grande freschezza e spontaneità.

Uncle Albert/Admiral Halsey è probabilmente la traccia più riconoscibile dell'album, con le sue mutevoli sezioni e il suo coro orecchiabile. Altri brani notevoli sono senz'altro Too Many People, grande hit del disco, e Heart of the Country.

Molte delle canzoni presenti su Ram riflettono la vita di campagna e la felicità domestica che Paul e sua moglie Linda stavano sperimentando all'epoca. Tuttavia ci sono anche alcune pungenti frecciatine verso gli ex compagni dei Beatles, in particolare John Lennon, segno delle tensioni ancora in corso dopo la fine della mitica band dei Fab Four.

Curiosamente, come spesso accade, al momento della sua uscita, l'album ottenne recensioni miste, con alcuni critici che non riuscirono a comprendere e apprezzare il suo stile apparentemente disordinato e senza una direzione chiara. 

L'intento di Paul era quello di non farsi catalogare in un genere musicale preciso e in effetti il disco mostra molto bene tale poliedricità. Tra echi di Abbey Road e l'anticipazione di ciò che verrà col suo gruppo successivo, gli Wings, l'album è davvero ricco d'inventiva e a livello vocale "Macca" non è mai stato così in forma.

Come spesso accade, con il passare degli anni, l'album è stato rivalutato e ora è perlopiù visto come uno dei momenti migliori della fortunatissima carriera solista di McCartney. Personalmente lo considero il suo disco migliore, da ascoltare e riascoltare a oltranza.

In sintesi, Ram è un album che mostra Paul McCartney in un momento di transizione, rivelando sia la sua ben nota maestria melodica che la sua voglia di sperimentare. Con il suo mix di canzoni intime e rock energici, l'album rappresenta un pezzo essenziale nella discografia di McCartney.



lunedì 8 aprile 2024

Delitto e castigo

Ci sono dei libri che a volte esitiamo a leggere, o anche solo a prendere in considerazione. E non mi riferisco al ciarpame commerciale da autogrill o supermercato — che pure ha tutto il diritto di esistere e vendere, beninteso — quanto ai grandi classici della letteratura.

Penso ad esempio alla letteratura russa. Molti la evitano come la peste temendo che si tratti di opere pesanti, inattuali o irrimediabilmente noiose. Ma dobbiamo farcene una ragione: il più delle volte abbiamo torto marcio, e i nostri sono solo pregiudizi, viziati come siamo magari da letture veloci o di più facile presa. 

Al contrario, se osassimo accostarci a quelle che sono autentiche pietre miliari della narrativa di tutti i tempi, potremmo rimanere stupiti dalla qualità e dall’attualità di capolavori che davvero sono senza tempo.

È il caso di Delitto e castigo, di Fëdor Dostoevskij, un romanzo che peraltro possiamo ascrivere senza problemi al genere giallo - poliziesco, e che affronta il tema del crimine e della sua espiazione con sorprendente acume e profondità.

Certo, il libro è imponente, anche in senso letterale, vista la mole delle pagine, oltre le 700. Ma vi assicuro che vale la pena di leggerle. Non vi annoierete, credetemi.

Del romanzo sono state realizzate nel corso degli anni diversi adattamenti cinematografici e televisivi. Vi segnalo al riguardo un’eccellente miniserie televisiva del 1983, curata da Mario Missiroli su sceneggiatura di Tullio Kezich, interpretata da più che valenti interpreti. Potete guardarla su RaiPlay.

Se volete approfondire l’argomento, non dovete fare altro che leggere la recensione del romanzo sul blog magazine Libri e Parole.

domenica 7 aprile 2024

Quando la colonna sonora disturba

Guardando le serie TV americane, ma anche quelle di casa nostra risulta evidente il diffondersi di un'abitudine fastidiosa: l'uso eccessivo e invadente di una colonna sonora chiassosa, che spesso sovrasta i dialoghi e disturba lo spettatore. Questo problema non è limitato alle serie d'azione, ma è sempre più evidente in diverse produzioni, come nella serie New Amsterdam, o in molte fiction.

Il ruolo della colonna sonora

Non c'è dubbio che una colonna sonora ben composta possa arricchire l'esperienza visiva di una serie televisiva. La musica può enfatizzare le emozioni, creare suspense o sottolineare momenti significativi. Tuttavia, il problema sorge quando la colonna sonora diventa invasiva, sovrastando completamente i dialoghi e distruggendo l'equilibrio tra audio e video. 

Se a questo si aggiunge poi, specie in alcune produzioni italiane, una recitazione e una dizione a volte approssimative, e magari anche un missaggio audio sbilanciato, il disastro è assicurato. Non è un caso che si debba ricorrere spesso all'ausilio dei sottotitoli, anche in telefilm e fiction italiani, appunto.


New Amsterdam e altri casi

Un esempio lampante di questa tendenza si può trovare in New Amsterdam. Questa serie d'ambientazione ospedaliera, peraltro pregevole, è nota per il suo uso eccessivo di percussioni e brani musicali troppo rumorosi. Le scene che dovrebbero essere intense e coinvolgenti spesso diventano frustranti, poiché si fatica a sentire chiaramente i dialoghi dei personaggi a causa del volume elevato della colonna sonora. Questo non fa che compromettere l'esperienza di visione.


Le serie d'azione e altre… vittime

Sebbene le serie d'azione siano le più colpite da questa pessima abitudine, non sono certo le uniche. Anche in produzioni di generi diversi, come i drammi o le commedie, l'uso eccessivo della musica può essere fastidioso. Ciò rappresenta un problema che colpisce molte serie televisive, e spesso gli spettatori si lamentano della difficoltà di seguire i dialoghi a causa del volume sproporzionato della colonna sonora.


La chiave è l'equilibrio

La critica non è rivolta certo contro l'uso della musica nelle serie TV, ma piuttosto contro la sua invadenza. Produttori e compositori dovrebbero cercare un equilibrio tra audio e video, garantendo che la musica sostenga la narrazione invece di sovrastarla. In tal modo lo spettatore potrà apprezzare appieno il dialogo e l'azione sullo schermo, senza distrazioni inutili.


Conclusione

In definitiva, l'abitudine di molte serie TV americane di utilizzare una colonna sonora chiassosa e fastidiosa è un problema che può rovinare l'esperienza di visione. È fondamentale che gli showrunner prendano in considerazione le lamentele dei fan e cerchino di ristabilire l'equilibrio tra audio e video per offrire una visione più piacevole e coinvolgente. Speriamo che in futuro le produzioni televisive tengano maggiormente in considerazione questo aspetto e ci consentano di apprezzare al meglio le loro storie senza essere sopraffatti da una cacofonia di suoni assordanti e fastidiosi.

sabato 6 aprile 2024

Luci e ombre di Apple TV+


Quando si tratta di piattaforme di streaming video, la qualità è un aspetto fondamentale. La nostra esperienza televisiva è sempre più definita dalla qualità delle immagini, dalla cura della produzione e dalla profondità delle storie raccontate. 

E tra le varie opzioni disponibili, Apple TV+ si fa notare per la sua alta qualità formale, che spesso richiama il prestigioso modello di HBO. Tuttavia, ci sono aspetti che distinguono le due piattaforme, e uno di questi è una certa vocazione snobistica a una sorta di sperimentazione intellettualistica.

Apple TV+ è indubbiamente una piattaforma con produzioni di alto livello, come ad  esempio WeCrashed o The Morning Show, entrambe interpretate da attori di gran fama. 

Le sue serie e i suoi film sono spesso un piacere per gli occhi, con una cura meticolosa per ogni dettaglio visivo. L'attenzione alla fotografia, alle scenografie, alla colonna sonora e agli effetti speciali è evidente in ogni produzione. Tuttavia, dove AppleTV+ si discosta è nell'approccio alle storie e ai contenuti. 

Mentre i servizi concorrenti offrono una gamma di programmi che spaziano da film e fiction ai documentari, ma perlopiù tendenti alla massima fruibilità, AppleTV+ sembra incline a un approccio più intellettuale e sperimentale. Le sue serie e i suoi film tendono ad affrontare temi complessi e adottano spesso una narrazione non lineare o più astratta. Questo rappresenta un punto di forza, certo, ma allo stesso tempo può risultare alienante per il pubblico più mainstream.

Questo è abbastanza evidente in produzioni come Scissione (pur interessante), Roar, Servant, Teheran e Defending Jacob, che affrontano temi geopolitici, di fantaecologia, SF o tematiche impegnate senza cedere a facili compromessi. 

Mentre queste serie possono essere apprezzate da un pubblico più sofisticato, tuttavia a volte risultano pesanti e involute a un certo tipo di pubblico "generalista" o semplicemente in cerca di evasione.

La piattaforma creata da Apple si distingue per le sue produzioni nel genere della fantascienza, che spesso si rivelano sorprendenti e coinvolgenti. Serie come Foundation, ispirata all'epopea di Isaac Asimov, hanno ricevuto elogi per la loro ambizione e la loro capacità di trasportare gli spettatori in mondi fantastici e futuristici. 


Tuttavia, anche in questo genere, Apple TV+ manifesta alti e bassi. Mentre alcune serie si sono distinte per la loro originalità e la loro capacità di catturare l'attenzione e il gradimento del pubblico, altre hanno deluso nel tentativo di affrontare i temi complessi della fantascienza più impegnativa ed evoluta.

L'approccio di cui sopra può spiegare almeno in parte perché le produzioni della Casa di Cupertino non sempre ricevano giudizi lusinghieri da parte del pubblico e della critica. Mentre la piattaforma offre indubbiamente contenuti di alta qualità, talvolta può mancare il riscontro che piattaforme magari meno blasonate tuttavia ricevono in virtù di proposte più accessibili.

In conclusione, Apple TV+ offre indubbiamente una qualità visiva e formale di alto livello. Tuttavia il suo approccio più intellettuale e sperimentale alle storie non sempre influisce positivamente sul risultato finale.

venerdì 5 aprile 2024

Libri da leggere ad aprile


Anche questo mese torna immancabile la gettonatissima rubrica dei libri consigliati! Come sempre ho selezionato con cura una serie di opere che spero vi ispirino e intrattengano.

Spero che queste raccomandazioni vi intrighino e ispirino a esplorare nuovi mondi attraverso la magia della lettura. Non vedo l'ora di condividere con voi le mie prossime scoperte librarie il mese prossimo. Buona lettura a tutti!

A bigger splash, apoteosi della noia

A Bigger Splash di Luca Guadagnino (2015) inizia con una promessa intrigante: un dramma psicologico ambientato in una lussuosa villa sull'isola di Pantelleria. Tuttavia questa promessa iniziale svanisce rapidamente, mentre il film si snoda attraverso una serie di dialoghi banali e una trama fin troppo prevedibile.

Guadagnino sembra più interessato a catturare la bellezza delle location e a creare inquadrature suggestive piuttosto che a sviluppare una narrazione avvincente. Il risultato è una regia e un montaggio piatti che non riescono a dare profondità ai personaggi o alla soporifera storia.

Gli attori fanno del loro meglio con una sceneggiatura che li lascia a disagio. L'algida ma di solito bravissima Tilda Swinton appare decisamente fuori posto nel ruolo di una rockstar afona, e il suo forzato silenzio è una scelta autoriale bizzarra, direi punitiva, che non aggiunge nulla alla trama. 
Ralph Fiennes, pur adeguato nel ruolo di un personaggio sopra le righe, alla lunga diventa fastidioso eccessivo, rovinando il ritmo del film.

In definitiva, A Bigger Splash si presenta come un film pretenzioso con ambizioni da cinema d'autore, ma alla fine risulta vuoto e noioso. Guadagnino sembra perdere di vista l'essenza della storia, concentrandosi invece su dettagli superficiali e inutili. Davvero un pallido e modesto remake del film La piscina di Jacques Deray

Memorie dal sottosuolo

In seguito alla criminale invasione decisa da Vladimir Putin del territorio ucraino si è scatenata una certa, immotivata e ingiusta avversio...