lunedì 24 marzo 2025

Basta con il "Wow"!

C’è una parola che ormai infesta gli spot radiofonici e televisivi come un virus: wow! Qualunque cosa venga pubblicizzata – auto, dentifrici, prestiti, biscotti – deve necessariamente suscitare un wow estasiato, come se l’umanità intera non aspettasse altro che l’ennesimo yogurt con “gusto irresistibile” o un’offerta telefonica “incredibile”.

Ma davvero pensano che siamo tutti degli esaltati senza criterio? Che ogni minima novità meriti questa reazione da influencer sotto steroidi? Il risultato è che ormai wow non significa più nulla. Anzi, fa venire voglia di cambiare canale.

Possiamo tornare a parlare normalmente, senza urlare meraviglia per ogni banalità? Chissà.



sabato 22 marzo 2025

La politica della prepotenza: il declino della diplomazia nell'era di Trump e Putin

C'era un tempo in cui la politica internazionale era, almeno sulla carta, guidata dal dialogo, dalla diplomazia e da un'idea di progresso collettivo. Certo, i giochi di potere e gli interessi economici hanno sempre avuto un peso determinante, ma la politica non era ridotta a una mera esibizione di forza e arroganza. Oggi, con figure come il "presidente pazzo" Donald Trump e Vladimir Putin, assistiamo a un pericoloso declino di questi principi, sostituiti da una logica primitiva di prepotenza, autoritarismo e sfruttamento economico spietato.

Trump ha costruito il suo impero politico sull'insulto, sulla menzogna e sulla manipolazione delle masse attraverso la paura e la disinformazione. La sua presidenza ha smantellato il concetto stesso di leadership responsabile, sostituendolo con una versione caricaturale del potere, in cui il narcisismo e il personalismo contano più della stabilità e della coesione nazionale. Ha screditato alleanze storiche, favorito regimi autoritari e anteposto il proprio tornaconto a qualsiasi principio etico o istituzionale.

Dall'altra parte, Putin incarna l'archetipo del leader autocratico che vede la politica come un campo di battaglia. La sua strategia è chiara: usare la forza, il ricatto energetico e la propaganda per annientare ogni opposizione, sia interna che esterna. L'invasione dell'Ucraina è la manifestazione più brutale di questa visione del mondo, in cui il diritto internazionale viene calpestato senza esitazione e la vita umana è sacrificata sull'altare di un'illusoria grandezza imperiale.

Ciò che accomuna questi due personaggi è il disprezzo per il dialogo e la diplomazia, sostituiti da una retorica muscolare che mira a dividere piuttosto che a unire. Entrambi hanno trasformato la politica in un'arena di scontri senza regole, in cui la menzogna è normale amministrazione e la violenza, fisica o verbale, è un metodo accettabile per raggiungere i propri obiettivi.

Il problema non è solo la loro esistenza, ma il fatto che milioni di persone abbiano accettato e, anzi, abbracciato questa visione. Il successo di Trump negli Stati Uniti e il controllo ferreo di Putin sulla Russia dimostrano che la politica della prepotenza ha trovato terreno fertile in un mondo sempre più frammentato e impaurito. E finché non si riscoprirà il valore del confronto civile e della cooperazione, questa deriva continuerà ad avvelenare il panorama internazionale.

Se vogliamo invertire questa tendenza, dobbiamo smettere di considerare la politica come un gioco di potere fine a sé stesso e tornare a vederla come un mezzo per migliorare la società. Solo così potremo sottrarre il futuro dalle mani di chi, come Trump e Putin, lo usa come un'arma per i propri interessi personali.

martedì 18 marzo 2025

Lo smartwatch, una tecnologia invasiva e in fondo superflua?

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci accompagna in ogni istante, ma fino a che punto è davvero necessaria? Tra gli oggetti che hanno invaso la nostra quotidianità, lo smartwatch rappresenta uno dei simboli più evidenti di una digitalizzazione sempre più pervasiva e, in molti casi, superflua.  

Il primo problema dello smartwatch è la sua capacità di trasformare ogni momento in un'occasione di controllo. Contapassi, monitoraggio del battito cardiaco, notifiche continue, possibilità di effettuare e ricevere chiamate telefoniche: invece di liberare, questi dispositivi finiscono per incatenarci a un'ossessione per il dato, per la performance, per la costante connessione. Il battito cardiaco diventa un numero da ottimizzare, il sonno una statistica, il movimento un obiettivo da raggiungere. Ma dov’è finita la naturalezza dell’ascolto di sé?  

C’è poi l’illusione di guadagnare tempo: consultare un messaggio al polso sembra più rapido che prendere in mano il telefono, ma il risultato è solo una maggiore distrazione e una dipendenza ancora più subdola. Lo smartwatch rende impossibile staccare, eliminando quella piccola barriera fisica che il cellulare ancora impone. Così, siamo sempre raggiungibili, sempre tracciati, sempre sollecitati.  

Inoltre, c’è una questione estetica e culturale: un orologio tradizionale può essere un oggetto di valore, un simbolo di eleganza e personalità. Uno smartwatch, invece, è solo un gadget tecnologico destinato a diventare obsoleto in pochi anni, come un telefono o un laptop. Un altro dispositivo da sostituire, aggiornare e infine, ahinoi, buttare.  

Infine, c’è la questione più inquietante: il controllo dei dati. Indossare uno smartwatch significa cedere informazioni preziose sulla nostra salute, i nostri movimenti, le nostre abitudini a grandi aziende, che ne faranno l’uso più conveniente per loro, non per noi.  

Abbiamo davvero bisogno di tutto questo? Oppure possiamo imparare a vivere senza la costante ansia di monitorarci, riconquistando il piacere di una vita meno tracciata, meno frenetica, più autentica?

domenica 16 marzo 2025

I Guardiani della Galassia Vol. 3: una degna chiusura, ma con qualche eccesso

Con I Guardiani della Galassia Vol. 3, James Gunn chiude la sua trilogia spaziale con un film che mantiene lo spirito scanzonato e avventuroso che ha reso celebre il gruppo di outsider della Marvel. Il cuore della storia ruota attorno al passato di Rocket, offrendo alcuni momenti davvero toccanti che danno spessore al personaggio e aggiungono un inaspettato lato emotivo alla pellicola.  

L’umorismo tipico della saga è sempre presente, anche se in alcuni momenti rischia di smorzare la tensione più del necessario. Il cast, ormai affiatato, funziona bene e regala alcune scene memorabili, soprattutto grazie all’ottima dinamica tra i personaggi. L’azione è spettacolare e visivamente il film non delude, con un tripudio di colori e ambientazioni folli che rendono il viaggio ancora più coinvolgente.  

Tuttavia la pellicola soffre di due problemi tipici del MCU: la durata e la trama esile. Con quasi due ore e mezza di film, si ha spesso la sensazione che alcune sequenze potessero essere asciugate senza perdere nulla di essenziale. La storia, al netto delle emozioni che riesce a suscitare, è abbastanza lineare e priva di grandi sorprese, seguendo uno schema già visto più volte nei cinecomic.  

E poi c’è il finale. Senza fare spoiler, l’ultima sequenza si concede un momento in stile musical che sembra più una concessione al fan service che una scelta narrativa convincente. Un’uscita di scena che risulta un po' stucchevole e forzata, chiudendo il film in maniera meno incisiva di quanto avrebbe meritato.  

Intendiamoci, I Guardiani della Galassia Vol. 3 è un buon film, con momenti emozionanti e un comparto tecnico eccellente, ma non riesce a evitare gli eccessi che caratterizzano molte produzioni Marvel. 

Una conclusione dignitosa per i Guardiani, anche se forse con qualche taglio e una chiusura meno ridondante sarebbe stato ancora più efficace.

venerdì 14 marzo 2025

La mistificazione continua: Trump, Meloni e la manipolazione della realtà

Viviamo nell’era della post-verità, dove i fatti sono un dettaglio irrilevante rispetto alla narrazione che chi detiene il potere vuole imporre. La realtà non è più un dato oggettivo, ma un’arma da modellare, distorcere e riscrivere per servire una precisa agenda politica. Tra i massimi esponenti di questa strategia troviamo il "presidente pazzo" Donald Trump negli Stati Uniti e Giorgia Meloni in Italia: due leader accomunati da una retorica populista che trasforma il dibattito pubblico in una costante operazione di mistificazione.  

Trump, nel suo stile da venditore aggressivo, ha fatto della menzogna uno strumento sistematico. Dalle elezioni “rubate” del 2020 alla gestione della pandemia, ogni sua affermazione, per quanto palesemente falsa, è stata martellata fino a diventare una verità parallela per i suoi sostenitori. Il suo metodo è semplice: negare l’evidenza, screditare la stampa, gridare al complotto e dipingersi come vittima di un sistema corrotto. È lo stesso schema che lo ha riportato al centro della politica americana, nonostante le innumerevoli accuse e le condanne morali che lo circondano.  

In Italia, Meloni adotta un approccio più raffinato, ma altrettanto insidioso. La sua narrazione si fonda su un costante gioco di specchi, in cui il governo non è mai responsabile di nulla e la colpa ricade sempre su “quelli di prima”, su Bruxelles, sugli immigrati o su fantomatici nemici interni. Gli slogan sul “governo dei patrioti” servono a coprire una realtà ben diversa: precarietà dilagante, tagli sociali e un potere concentrato nelle mani di pochi. La propaganda meliana funziona perché si nutre della frustrazione e della paura, offrendo nemici facili da odiare e soluzioni semplicistiche a problemi complessi.  

Questa continua manipolazione della realtà non è solo un esercizio retorico: è un attacco alla democrazia. Una società in cui la verità è sacrificabile in nome della convenienza politica è una società destinata al caos. Il rischio, sempre più concreto, è che la menzogna diventi la norma, trasformando il dibattito pubblico in una guerra di percezioni dove chi urla più forte vince.  

La domanda, allora, è: quanto siamo disposti a tollerare questa mistificazione prima di reagire?

martedì 11 marzo 2025

Il lunedì nero di Wall Street? Colpa del presidente pazzo

Il crollo delle borse del 10 marzo 2025 è stato innescato dalle sconsiderate politiche commerciali dell'amministrazione Trump, in particolare dall'imposizione di dazi elevati su diversi partner commerciali come Cina, Canada e Messico.

Queste misure hanno alimentato i timori di una recessione negli Stati Uniti, causando una forte reazione negativa nei mercati finanziari. Il Nasdaq ha registrato una perdita del 4%, trascinato dal crollo di titoli tecnologici come Tesla, che ha subito una flessione del 15%, e altre grandi aziende del settore. Anche il Dow Jones e l'S&P 500 hanno chiuso in calo rispettivamente del 2,08% e del 2,7%. 

Le successive dichiarazioni del "presidente pazzo" Trump, che non ha escluso la possibilità di una recessione a breve termine, hanno ulteriormente accentuato l'incertezza tra gli investitori. 

La combinazione di politiche protezionistiche e l'assenza di segnali rassicuranti da parte dell'amministrazione ha contribuito a un clima di sfiducia nei mercati, evidenziando la fragilità dell'economia globale di fronte a tensioni commerciali e decisioni politiche imprevedibili.

lunedì 10 marzo 2025

Addio a Gene Hackman, gigante dello schermo

Gene Hackman ci ha lasciati in modo tragico, e con lui se ne va un pezzo di cinema vero, di quello fatto di volti segnati, di voci ruvide e di interpretazioni intense che scavano dentro. Era uno degli ultimi grandi attori della vecchia scuola, capace di passare dal poliziesco più crudo alla commedia con una naturalezza disarmante.  

La sua scomparsa lascia un vuoto che Hollywood non potrà colmare. In un’epoca di star costruite a tavolino, di eroi di plastica e di blockbuster senz’anima, la perdita di un attore come Hackman è ancora più amara. 

Ci restano i suoi film, certo, ma il pensiero che non ci sarà più, che non ci regalerà nemmeno un’apparizione tardiva, rende tutto un po’ più grigio.

giovedì 6 marzo 2025

Libri per il mese di marzo: un rifugio necessario

Come ogni mese, torna la mia rubrica mensile dedicata ai libri consigliati. In tempi oscuri, in cui la guerra devasta intere nazioni e certi squallidi personaggi – sì, Trump, infame presidente pazzo, sto parlando di te – seminano menzogne e divisioni, rifugiarsi nella lettura è più che mai una necessità. 

Un buon libro può offrirci uno spazio di respiro, uno sguardo più ampio sul mondo o semplicemente qualche ora di sollievo dall’assurdità che ci circonda.  

Preparatevi a scoprire titoli che meritano attenzione: che siate in cerca di storie avvincenti, riflessioni profonde o semplicemente di un momento di pace, c’è qualcosa per voi. Stay tuned!

mercoledì 5 marzo 2025

Lo show delirante del presidente pazzo al Congresso

Il recente discorso del "presidente pazzo" Donald Trump al Congresso rappresenta un pericoloso mix di disinformazione, minacce e affermazioni assurde che non possono passare inosservate. In un'ora e 40 minuti di delirante autocelebrazione, Trump ha dimostrato ancora una volta la sua totale mancanza di rispetto per la verità e per le istituzioni democratiche.

Innanzitutto, il presidente ha vantato l'introduzione di dazi contro partner commerciali storici come Canada e Messico, spacciandoli come misure a tutela dell'economia americana. Questa politica protezionistica non solo è miope, ma rischia di isolare ulteriormente gli Stati Uniti sul piano internazionale, danneggiando sia i consumatori che le imprese americane. 

Non contento, Trump ha annunciato l'intenzione di "riprendersi" la Groenlandia e il Canale di Panama, dimostrando una pericolosa tendenza all'espansionismo e all'ingerenza negli affari di altre nazioni. Queste dichiarazioni non solo sono irrealistiche, ma alimentano tensioni geopolitiche inutili e dannose.

In tema di politica interna, il presidente ha attaccato duramente le politiche di diversità e inclusione, mostrando un palese disprezzo per i valori fondamentali di uguaglianza e rispetto. Questa retorica divisiva mina la coesione sociale e alimenta odio e discriminazione. 

Ma forse l'aspetto più inquietante del discorso è stato l'atteggiamento nei confronti dell'Ucraina. Dopo aver criticato aspramente il presidente Zelensky, Trump ha letto una lettera in cui il leader ucraino si dice pronto a negoziare la pace, lasciando intendere una possibile svendita degli interessi ucraini per favorire la Russia. 

Le reazioni al discorso sono state emblematiche: mentre i repubblicani applaudivano entusiasti, molti democratici hanno protestato apertamente, con alcuni che hanno abbandonato l'aula in segno di dissenso. Il deputato Al Green è stato addirittura allontanato per aver osato interrompere il presidente, evidenziando un clima di crescente intolleranza verso le voci critiche. 

È evidente che Trump e la sua corte di pericolosi incompetenti stanno trascinando gli Stati Uniti verso un baratro. È imperativo che vengano rimossi dalla Casa Bianca al più presto, per il bene della democrazia e della stabilità mondiale.





sabato 1 marzo 2025

L'America di Trump nemica dell'Occidente

(© Afp)

L'incontro tra il Presidente "pazzo" degli Stati Uniti, Donald Trump, e il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rappresentato un punto di svolta inquietante nella politica estera americana. La Casa Bianca, un tempo simbolo della difesa dei valori occidentali, è diventata teatro di un attacco senza precedenti contro un alleato in difficoltà. 

Trump ha accusato Zelensky di "giocare con la Terza Guerra Mondiale", interrompendo bruscamente le trattative per un accordo sulle terre rare, fondamentale per l'economia ucraina e la sua resistenza all'aggressione russa.

Questo episodio non è un caso isolato, ma si inserisce in una preoccupante tendenza dell'amministrazione Trump a riallinearsi con Mosca. Recentemente, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava l'invasione russa dell'Ucraina, schierandosi al fianco della Russia per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale. 

Inoltre, durante colloqui a Istanbul, la Russia ha proposto di ripristinare i collegamenti aerei diretti con gli Stati Uniti, segno di un disgelo nelle relazioni bilaterali che preoccupa gli alleati europei.

L'America, un tempo baluardo dell'Occidente, sembra ora voltare le spalle ai suoi principi fondamentali, abbracciando una politica filo-russa che mina la stabilità e la sicurezza dell'Europa. Questo tradimento degli ideali democratici e dei diritti umani rappresenta una minaccia non solo per l'Ucraina, ma per l'intero ordine internazionale basato su regole condivise.

Il business della rabbia sui social

C’è un filo nero che attraversa i social, e Facebook più di tutti: la violenza verbale . Ogni giorno assistiamo a una marea di insulti, sar...