sabato 22 marzo 2025

La politica della prepotenza: il declino della diplomazia nell'era di Trump e Putin

C'era un tempo in cui la politica internazionale era, almeno sulla carta, guidata dal dialogo, dalla diplomazia e da un'idea di progresso collettivo. Certo, i giochi di potere e gli interessi economici hanno sempre avuto un peso determinante, ma la politica non era ridotta a una mera esibizione di forza e arroganza. Oggi, con figure come il "presidente pazzo" Donald Trump e Vladimir Putin, assistiamo a un pericoloso declino di questi principi, sostituiti da una logica primitiva di prepotenza, autoritarismo e sfruttamento economico spietato.

Trump ha costruito il suo impero politico sull'insulto, sulla menzogna e sulla manipolazione delle masse attraverso la paura e la disinformazione. La sua presidenza ha smantellato il concetto stesso di leadership responsabile, sostituendolo con una versione caricaturale del potere, in cui il narcisismo e il personalismo contano più della stabilità e della coesione nazionale. Ha screditato alleanze storiche, favorito regimi autoritari e anteposto il proprio tornaconto a qualsiasi principio etico o istituzionale.

Dall'altra parte, Putin incarna l'archetipo del leader autocratico che vede la politica come un campo di battaglia. La sua strategia è chiara: usare la forza, il ricatto energetico e la propaganda per annientare ogni opposizione, sia interna che esterna. L'invasione dell'Ucraina è la manifestazione più brutale di questa visione del mondo, in cui il diritto internazionale viene calpestato senza esitazione e la vita umana è sacrificata sull'altare di un'illusoria grandezza imperiale.

Ciò che accomuna questi due personaggi è il disprezzo per il dialogo e la diplomazia, sostituiti da una retorica muscolare che mira a dividere piuttosto che a unire. Entrambi hanno trasformato la politica in un'arena di scontri senza regole, in cui la menzogna è normale amministrazione e la violenza, fisica o verbale, è un metodo accettabile per raggiungere i propri obiettivi.

Il problema non è solo la loro esistenza, ma il fatto che milioni di persone abbiano accettato e, anzi, abbracciato questa visione. Il successo di Trump negli Stati Uniti e il controllo ferreo di Putin sulla Russia dimostrano che la politica della prepotenza ha trovato terreno fertile in un mondo sempre più frammentato e impaurito. E finché non si riscoprirà il valore del confronto civile e della cooperazione, questa deriva continuerà ad avvelenare il panorama internazionale.

Se vogliamo invertire questa tendenza, dobbiamo smettere di considerare la politica come un gioco di potere fine a sé stesso e tornare a vederla come un mezzo per migliorare la società. Solo così potremo sottrarre il futuro dalle mani di chi, come Trump e Putin, lo usa come un'arma per i propri interessi personali.

Sangue sulle mani di Trump

L’America piange l’omicidio di Charlie Kirk,  influencer e attivista del movimento Maga e amico-consigliere di Donald Trump . Un delitto che...