sabato 28 giugno 2025

Runaway (1984)

Il film Runaway, diretto da quel geniaccio che rispondeva al nome di Michael Crichton e interpretato da Tom Selleck, è un B-movie fantascientifico degli anni ’80 che, nonostante gli effetti speciali oggi un po’ datati e una sceneggiatura con personaggi piuttosto stereotipati, riesce ancora a colpire per la sua sorprendente attualità. 

La storia ruota attorno a robot fuori controllo e a un uso distorto della tecnologia domestica, anticipando – con tono quasi profetico – molte delle ansie contemporanee legate all’intelligenza artificiale e all’automazione. 

Un film d'azione imperfetto, sì, ma piacevole da (ri)vedere, con un’idea di fondo forte e attuale in modo inquietante.

venerdì 27 giugno 2025

Contro il caldo piantiamo alberi

Negli ultimi anni, le ondate di calore sono diventate sempre più frequenti e intense. Le città si trasformano in vere e proprie isole bollenti, dove l’asfalto e il cemento trattengono il calore, rendendo le giornate, e soprattutto le notti, sempre più insopportabili.

Una delle risposte più semplici, naturali ed efficaci a questo problema esiste da sempre: si chiama albero. Piantare alberi significa creare ombra, abbassare le temperature, migliorare la qualità dell’aria e restituire un po’ di bellezza agli spazi urbani. Non si tratta solo di verde decorativo, ma di una vera e propria infrastruttura di sopravvivenza.

È tempo di agire: piantare alberi oggi è un gesto concreto di adattamento al cambiamento climatico. Un atto di resistenza e speranza, radicato nella terra.

domenica 22 giugno 2025

The Blues Brothers – Il caos in chiave soul

Sgangherato, folle, assolutamente improbabile – eppure irresistibile. The Blues Brothers, diretto da John Landis e uscito nel 1980, è uno di quei film che sfidano ogni logica narrativa eppure riescono a diventare culto, entrando nel cuore degli spettatori con la forza della musica, del nonsense e di due personaggi memorabili.

Jake ed Elwood Blues (John Belushi e Dan Aykroyd) sono due fratelli in missione per conto di Dio. Letteralmente. Uscito di prigione, Jake viene convinto da Elwood a riformare la vecchia band per salvare l’orfanotrofio in cui sono cresciuti. Parte così un viaggio surreale, costellato da inseguimenti impossibili, suore volanti, milizie naziste, country band vendicative e centinaia di volanti della polizia distrutte. Ma ogni tappa è anche un pretesto per una performance musicale da antologia.

La colonna sonora, vero cuore pulsante del film, è un omaggio sfrenato alla musica soul, blues e R&B americana. Aretha Franklin, Ray Charles, James Brown, Cab Calloway – la lista dei musicisti coinvolti è un pantheon del genere. Ogni brano è inserito con intelligenza e ironia nella trama, trasformando il film in una sorta di musical anarchico, in cui l’assurdo si sposa con il groove.

A rendere indimenticabili i Blues Brothers sono anche le loro giacche nere, gli occhiali scuri perennemente calati sul naso, il tono impassibile con cui affrontano qualsiasi catastrofe. La comicità è surreale, slapstick, a volte infantile, ma sempre coerente con l’universo delirante del film.

The Blues Brothers non pretende di essere realistico, né coerente: è una celebrazione dell’eccesso e del ritmo, una dichiarazione d’amore alla musica afroamericana travestita da commedia demenziale. E riesce, ancora oggi, a divertire e coinvolgere, regalando un’energia contagiosa.


Un film da rivedere – magari a tutto volume.

domenica 15 giugno 2025

Miley Cyrus: Something Beautiful, mix riuscito di pop, sperimentazione e nostalgie disco

Something Beautiful, il nono album in studio di Miley Cyrus, uscito il 30 maggio 2025, si presenta anche come un visual album, accompagnato da un film musicale lanciato a giugno al Tribeca Festival. 

Co-prodotto dalla stessa Miley insieme a Shawn Everett e altri, il disco esplora il tema della guarigione da traumi e della ricerca della luce anche nelle tenebre.

Prelude apre l’album con un’interessante introduzione strumentale, creando subito un’atmosfera cinematografica e introspettiva.

La title track Something Beautiful unisce melodie pop a arrangiamenti eleganti, mantenendo un equilibrio tra accessibilità e ricercatezza produttiva.

More to Lose, secondo singolo uscito il 9 maggio, ha ottenuto buon riscontro nelle classifiche, confermando l'ammirevole equilibrio tra intensità emotiva e appeal radiofonico.

Easy Lover, terzo singolo del 30 maggio, aggiunge un tocco più ritmico e coinvolgente.

End of the World, il singolo apripista uscito il 3 aprile, è un brillante disco-pop con venature dance/Europop, caratterizzato da piano anni ’70, archi e beat midtempo. Il video, retrò e seducente, mette in risalto la voce un poco graffiante di Miley. Il brano richiama apertamente lo stile e il sound degli ABBA di Mamma Mia. In effetti, la struttura melodica e il fraseggio nel ritornello della canzone evocano l’irresistibile gancio della storica hit degli Abba, con un tocco vintage e festoso che non nasconde le influenze retro.

Una sperimentazione inusuale per Miley

Pur restando nell'ambito pop, Miley spinge sui confini: arrangiamenti progressivi, episodi elettronici o ambient, e la combinazione di stili – indie, soul, rock – la rendono un disco coraggioso. 

Il progetto visivo stesso si rifà a  concept ambiziosi, con affinità a The Wall dei Pink Floyd (!), conferendogli un respiro artistico più alto del solito.

Siamo davanti a un’evoluzione ambiziosa nel percorso di Miley Cyrus, tra estetica glam e introspezione emotiva.

Insomma, Something Beautiful è un bel disco, autentico e, nei suoi momenti più vivaci, suona come un divertito omaggio alle sonorità di band come i già citati Abba e i Fleetwood Mac degli anni d'oro. Ma è innegabile anche l'influenza della rivale Lady Gaga in brani come Walk of Fame.



venerdì 13 giugno 2025

Addio a Brian Wilson, genio fragile del pop

Se ne va Brian Wilson, e con lui un pezzo irripetibile della musica del Novecento. Compositore, produttore, arrangiatore e voce dei Beach Boys, Wilson è stato molto più di un frontman: è stato un visionario, un alchimista del suono capace di trasformare le onde del Pacifico in sinfonie pop, il dolore in armonia, la luce della California in malinconia pura.

Con Pet Sounds ha riscritto le regole della musica pop, anticipando i Beatles di Sgt. Pepper, ispirando generazioni di artisti, e lasciando un’impronta profonda in chiunque ami la musica che osa essere personale, intima e al tempo stesso universale.

Ma Brian Wilson non è stato solo il genio dietro capolavori senza tempo. È stato anche un uomo fragile, segnato da lutti, abusi, dipendenze, malattie mentali. Un artista che ha pagato un prezzo altissimo per il dono che aveva ricevuto. E che, nonostante tutto, ha continuato a creare, a esibirsi, a commuovere.

Lo ricordo così: seduto al pianoforte, lo sguardo perso altrove, le mani che cercano accordi per dare un senso al caos. E quelle voci, quelle armonie impossibili che sembravano venire da un altro mondo.

Ascoltate Good Vibrations, l’epifania sonora che ha definito il suo genio compositivo:

Il brano è stato concepito durante le sessioni per Pet Sounds, pubblicato il 10 ottobre 1966, e rappresenta il terzo singolo numero uno dei Beach Boys negli Stati Uniti, oltre a essere stato il primo a raggiungere la vetta in Gran Bretagna. Frutto di centinaia di ore d’incisione in studi diversi, è stato definito una “sinfonia tascabile”, tanto innovativa da diventare una pietra miliare della musica moderna. 

Grazie, Brian. Per la bellezza, per la dolcezza, per il coraggio. God only knows quanto ci mancherai.

domenica 8 giugno 2025

Addio a Bill Atkinson

Steve Jobs e Bill Atkinson, foto © Apple

La notte del  5 giugno 2025 è scomparso Bill Atkinson, uno dei grandi pionieri dell'informatica moderna. Un genio silenzioso, fondamentale per la nascita del Macintosh e per l'evoluzione dell'interfaccia uomo-macchina. La sua morte segna la fine di un'epoca in cui la creatività e l'ingegneria si fondevano con una visione quasi poetica della tecnologia.

Atkinson è stato uno dei padri riconosciuti del Macintosh, parte integrante del team originale di Apple nei primi anni ’80. A lui dobbiamo innovazioni che hanno lasciato un’impronta profonda e duratura: MacPaint, il primo software di grafica bitmap per il Mac, che ha spalancato le porte della creatività visiva su computer; e soprattutto QuickDraw, il motore grafico che ha reso possibile l’interfaccia utente del Macintosh. Finestre, menu a discesa, pulsanti: era tutto costruito sulle fondamenta progettate da lui.

Come se non bastasse, ha anche inventato HyperCard, una piattaforma rivoluzionaria che ha anticipato il concetto di ipertesto e il Web, consentendo a chiunque di creare “stack” interattivi di informazioni collegate. Per molti sviluppatori, designer e narratori digitali, HyperCard è stato il primo vero strumento di creazione interattiva.

Atkinson non era solo un ingegnere brillante: era un visionario che vedeva nei computer non solo strumenti di calcolo, ma strumenti di espressione e bellezza. Con il suo lavoro, ha incarnato al meglio lo spirito originario di Apple: mettere la potenza della tecnologia nelle mani delle persone, in modo semplice, umano, elegante.

Nel ricordarlo, non celebriamo solo il suo genio tecnico, ma anche la sua straordinaria capacità di immaginare il futuro. E di renderlo accessibile. 

Grazie, Bill. Ci hai insegnato che anche il codice può essere poesia.



sabato 7 giugno 2025

“Suspense” di Jack Clayton

Suspense (The Innocents) è uno di quei film osannati per decenni dalla critica e anche da celebri registi di genere, più per la sua patina “d’autore” che per un reale valore cinematografico. Diretto da Jack Clayton nel 1961 e tratto dal racconto (magnifico, va detto) Il giro di vite di Henry James, il film si presenta come un raffinato esercizio di ambiguità psicologica. Il problema è che, sotto la superficie levigata, non c’è molto altro.

La regia si affida a lunghi silenzi, sguardi in macchina, ombre ben piazzate e un bianco e nero che vorrebbe suggerire inquietudine ma finisce solo per rallentare il ritmo fino all’estenuazione. Deborah Kerr, bellissima e glaciale, interpreta la governante preda di allucinazioni o forse fantasmi reali mentre si aggira per la villa con occhi sgranati e pose teatrali, ma il suo personaggio resta monolitico e poco credibile. I due bambini, spesso citati come “disturbanti”, risultano più fastidiosamente affettati che davvero inquietanti.


La presunta tensione psicologica si scioglie presto in ripetizioni e allusioni stanche. L’ambiguità, anziché stimolare la riflessione, genera solo frustrazione: nessuna risposta, nessuna svolta, nessuna reale progressione narrativa. Tutto è sospeso – e non nel senso buono del termine. A voler essere generosi, si può apprezzare la fotografia elegante di Freddie Francis e qualche trovata visiva suggestiva. Ma non basta a salvare un film che oggi appare invecchiato, verboso e clamorosamente sopravvalutato.


Suspense avrebbe voluto essere un raffinato incubo gotico. Ma finisce per essere solo un incubo di noia.

venerdì 6 giugno 2025

Libri da leggere a giugno

Come ogni mese, sul blog magazine Libri e parole trovate la mia selezione di letture consigliate per il mese appena iniziato: romanzi, saggi e qualche sorpresa, scelti per accompagnare le giornate che si allungano e il primo, rovente assaggio d’estate.

Vi anticipo solo che stavolta il filo conduttore è il cinema. Vista la crisi di presenze nelle sale, ho deciso di andare un po' controcorrente, insomma.

Curiosi di scoprire i titoli? La lista è online!

👉 https://librieparole.it/mondolibri/10928/giugno-2025-libri-da-leggere-ora/

... E buona lettura! 📖




giovedì 5 giugno 2025

Why Don’t You Get a Cecilia? – Somiglianze (molto) sospette tra Offspring e Simon & Garfunkel

Ci sono casi in cui l’ispirazione musicale si trasforma in un inquietante déjà-vu. Uno di questi riguarda Why Don’t You Get a Job degli Offspring, canzone pubblicata nel 1998, e la celeberrima Cecilia del mitico duo Simon & Garfunkel, del 1970. Ascoltandoli uno dopo l’altro è difficile non notare una somiglianza quantomeno sospetta, se non al limite del plagio.

Entrambi i pezzi condividono un ritmo saltellante e spensierato, una struttura melodica quasi sovrapponibile e perfino una progressione armonica sorprendentemente affine. L’attacco del ritornello degli Offspring sembra quasi una versione punk-pop della più celebre Cecilia, con tanto di coretto accattivante. Certo, il testo è diverso – in un caso si parla di una donna che non vuole lavorare, nell’altro di una che scompare nel cuore della notte – ma l’impianto musicale resta fortemente ricalcato.

La somiglianza è stata notata da molti ascoltatori nel corso degli anni, eppure nessuna controversia legale sembra mai essere scoppiata. Forse perché Why Don’t You Get a Job si configura come una sorta di omaggio sfrontato, troppo scoperto per non essere intenzionale. O forse, come spesso accade nel pop-rock, si tratta di una furbizia ben calcolata, che gioca sul confine sottile tra ispirazione e appropriazione.

Sta di fatto che se Paul Simon avesse voluto alzare un sopracciglio o consultare un avvocato, non sarebbe stato fuori luogo. Ascoltare per credere.



Sangue sulle mani di Trump

L’America piange l’omicidio di Charlie Kirk , influencer e attivista del movimento Maga e amico-consigliere di Donald Trump. Un delitto che ...