Diciamocelo, è diventata un'esperienza surreale — quasi straniante — guardare film e serie TV in cui compare la figura del presidente degli Stati Uniti. Per decenni, anche nei racconti più distopici, il presidente veniva rappresentato come un leader quantomeno razionale, spesso coraggioso, a volte persino eroico. Anche quando era ambiguo o corrotto, manteneva comunque una parvenza di statura istituzionale, di lucidità, di un minimo senso del limite.
E ora? Oggi questa immagine cozza violentemente con la realtà di un presidente che ha riscritto il concetto stesso di indegnità: un uomo pregiudicato, rabbioso, incoerente, incapace di articolare un pensiero che non sia egoriferito o vendicativo. Trump non è un personaggio da fiction: è troppo assurdo, troppo grottesco, troppo pericolosamente reale. E vederlo occupare — anzi rioccupare — la scena rende surreale ogni rappresentazione precedente della figura presidenziale.
Hollywood non riesce più a stare al passo con l’assurdità del presente. La realtà ha superato la satira, e in certi casi la sta pure seppellendo.
