C’è un album nella discografia di Ivan Graziani che merita di essere riscoperto con attenzione: Nove, pubblicato nel 1984. Spesso messo in ombra dai suoi lavori più noti, questo album rappresenta invece un momento di grande creatività, in cui il cantautore sperimenta nuove strade sonore e si circonda di musicisti straordinari, riuscendo a coniugare la sua anima rock - non dimentichiamo che Graziani era un grande chitarrista - con un suono moderno e sorprendentemente attuale.
Quello che colpisce subito è la qualità degli arrangiamenti. Lontano da certe sonorità cantautorali tipiche dell’epoca, l’album si distingue per una produzione curata e internazionale, costruita su basi elettroniche ma sempre vive e dinamiche. Il merito va anche alla squadra che accompagna Ivan in questo progetto: Paolo Gianolio alle chitarre, impeccabile e raffinato; Rudy Trevisi ai fiati, che arricchisce il suono con venature soul e jazzate; e soprattutto il grande Aldo Banfi, alle tastiere e alla programmazione, vero architetto del tessuto sonoro del disco, capace di equilibrare sperimentazione e accessibilità. Non ultimo Celso Valli, arrangiatore più che navigato, artefice di molti successi, specie in quegli anni.
Il risultato è un lavoro coerente e sfaccettato, dove ogni brano ha un’identità precisa ma si inserisce armoniosamente in un insieme compatto. Le storie raccontate da Graziani sono sempre piene di ironia, malinconia e umanità. La sua voce ruvida e sincera guida l’ascoltatore in un viaggio tra personaggi strambi, periferie esistenziali e lampi di poesia quotidiana.
Nove è un album che non ha paura di osare, ma lo fa con mestiere e sensibilità. A riascoltarlo oggi, colpisce la sua freschezza, la pulizia del suono, la profondità di scrittura. È un esempio luminoso di come si possa fare musica d’autore con uno sguardo avanti, senza perdere autenticità.
Un disco ingiustamente trascurato, che merita un posto d’onore nella storia del rock italiano. E un ascolto, possibilmente ad alto volume.
Chi era Ivan Graziani
Ivan Graziani è stato uno dei cantautori più originali e innovativi del panorama musicale italiano. Nato a Teramo nel 1945 e scomparso prematuramente nel 1997, Graziani ha attraversato gli anni ’70 e ’80 con uno stile inconfondibile, capace di fondere rock, canzone d’autore, ironia e poesia.
Chitarrista di grande talento, autore tagliente e spesso controcorrente, ha saputo raccontare storie di provincia, personaggi ai margini e umanità irregolare, sempre con una voce unica nel nostro panorama musicale.
Tra i suoi brani più celebri ricordiamo Lugano addio, Firenze (canzone triste), Monnalisa e Signora bionda dei ciliegi. Ma è proprio nei dischi meno celebrati che si scopre l’artista più coraggioso e moderno. Come accade appunto in Nove.
