domenica 13 aprile 2025

Who Believes In Angels, un ritorno alla grande per Elton John

A quasi ottant’anni, Elton John potrebbe permettersi di vivere sugli allori di una carriera leggendaria. E invece no. Con Who Believes In Angels, il vecchio re del pop firma, a dispetto dei recenti acciacchi di salute, un disco inaspettatamente fresco, energico e ispirato, che suona come un nuovo inizio più che come un malinconico epilogo.

Alla base di questa rinascita creativa c’è una collaborazione sorprendente ma perfettamente riuscita: quella con la cantautrice country Brandi Carlile. Da anni una delle voci più potenti e sincere della musica americana, Carlile ha portato nel progetto un tocco di autenticità e radici folk, ma anche una sensibilità contemporanea che ben si sposa con il mondo di Elton. Il risultato è un disco che vive dell’alchimia tra due artisti molto diversi, ma uniti da una comune passione per la melodia e per la verità emotiva delle canzoni.

Fin dal primo brano, Skywriting Hearts, ci si accorge che qualcosa è cambiato. I suoni sono puliti, brillanti, con arrangiamenti che strizzano l’occhio alla contemporaneità senza perdere un briciolo dell’identità classica di Elton. Il pianoforte è ancora lì, protagonista indiscusso, ma si muove dentro strutture sonore più moderne, con beat elettronici discreti, sfumature country e cori che esplodono nei momenti giusti.

La voce, certo, non ha più l’estensione di un tempo, ma è più espressiva che mai. Elton canta con una passione che non si può simulare, e che anzi sembra intensificata da un’urgenza nuova. In brani come Angel in the Alley o Midnight Cathedral, c’è una dolcezza malinconica che ricorda i suoi lavori più intimi degli anni '70, ma rivisitata con lo sguardo di chi ha vissuto molto e ha ancora qualcosa da dire.

Il titolo dell’album, Who Believes In Angels, richiama il tema dell’illusione, della fede e del desiderio di bellezza in un mondo complicato. Non è un concept album, ma c’è un filo conduttore di speranza e redenzione che lega i pezzi, senza mai cadere nella retorica o nel sentimentalismo facile.

Particolarmente degna di nota è Digital Grace, una ballata moderna e commovente, che mescola archi e synth in un crescendo emozionante. In alcuni momenti, la voce di Brandi Carlile entra in punta di piedi, ma lascia il segno: le armonie vocali che costruisce con Elton sono tra le cose più belle del disco. E ancora, Let the Fire Rain è un pezzo uptempo che ricorda gli anni ‘80, ma con una produzione scintillante e attuale.

Insomma, questo non è solo un buon album “per un artista alla sua età”: è un disco pienamente riuscito, che potrebbe tranquillamente competere con lavori di artisti ben più giovani. 

Elton John non si limita a riproporsi: si rinnova, si mette in gioco, e riesce ancora a sorprendere. E forse è proprio questo, oggi, il suo più grande miracolo. Bentornato, Rocket Man. E grazie, Brandi.

Voto: 8,5/10

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