L’Empire di Bruno Dumont è un’opera bizzarra e un po' folle, che intreccia fantascienza e satira sociale, ambientata in un villaggio di pescatori nel nord della Francia, teatro di un’imminente battaglia tra forze extraterrestri. Tuttavia, se ci si aspetta un film di fantascienza vero e proprio, si resterà sconcertati, se non delusi.
Presentato alla Berlinale 2024, il film esplora temi universali come la polarizzazione del pensiero, la lotta tra bene e male e la ricerca della libertà, giocando con il linguaggio della parodia e della critica sociale.
La pellicola mescola elementi visivi che ricordano i grandi kolossal fantascientifici, da Guerre Stellari a Dune, ma li ribalta verso il grottesco e il camp stile Balle Spaziali. Questa scelta stilistica, se da un lato arricchisce il film di ironia e originalità, dall’altro lo porta talvolta a sfociare nel ridicolo (in)volontario, complicando la ricezione dello spettatore. Alcuni momenti visivi e narrativi sembrano eccessivi, quasi caricaturali, rendendo difficile mantenere il giusto equilibrio tra parodia e serietà.
Dumont, fedele al suo approccio filosofico e provocatorio, utilizza la fantascienza come mezzo per interrogarsi sulla società moderna e sull’incomunicabilità. Tuttavia questa stratificazione di toni e generi spesso sconcerta e disorienta, pur offrendo spunti di riflessione sulla condizione umana e sull’eterna tensione tra corpo e spirito.
In conclusione, L’Empire rappresenta certamente un esperimento cinematografico audace, a tratti incoerente, sicuramente unico. Interessante per chi ama il cinema che sfida le convenzioni, a patto però di accettarne i rischi e le imperfezioni.