sabato 2 agosto 2025

2 agosto 1980: Bologna e l'Italia non dimenticano

Quarantacinque anni dopo, il boato che squarciò Bologna la mattina del 2 agosto 1980 continua a risuonare sinistro nella memoria collettiva del Paese. Alle 10:25 una bomba ad alto potenziale esplose nella sala d’aspetto della stazione, causando 85 morti e oltre 200 feriti. Fu la più grave strage compiuta in Italia in tempo di pace, un attentato di chiaro stampo neofascista, parte di quella che oggi definiamo “strategia della tensione”, e che vide convergere intenti e interessi oscuri, spesso protetti da apparati deviati dello Stato.

Nonostante le sentenze e le condanne, non tutto è stato chiarito. I nomi degli esecutori materiali sono noti — tra loro membri dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari — ma restano ancora zone d’ombra attorno ai mandanti, alle complicità, e alle coperture istituzionali. Chi volle quella strage, chi la favorì, chi ne ha occultato prove e verità per decenni?

Per chi era a Bologna quel giorno, il ricordo è indelebile. Per me, il 2 agosto rappresenta anche una memoria personale. La zia di un caro amico d’infanzia si trovava in stazione quella mattina, ma si salvò solo perchè aveva lasciato l’edificio pochi minuti prima dell’esplosione. Un dettaglio fortuito, quasi insignificante in apparenza, che invece segna per sempre un confine sottile tra la vita e la morte, tra l’orrore e la salvezza.

Ricordo bene, quando, assieme ai miei genitori, ci recammo alla fine di agosto sul luogo della tragedia, lo shock provato davanti all'enorme squarcio che sfregiava la stazione. Ebbi la sensazione che quello fosse uno strappo nel tessuto connettivo della realtà stessa.

Ricordare oggi non è solo un dovere civile: è un atto politico e morale. Perché la memoria non si archivia, e le verità non dette continuano a pesare sulla nostra democrazia. Bologna non dimentica, e neppure noi.



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