martedì 8 luglio 2025

Dazi, minacce e deliri: il circo tariffario del presidente pazzo

© Getty Images

Ah, il grande “presidente dagli artigli d'acciaio” Trump, che gioca alla guerra commerciale come un bambino con i Lego! prima annuncia dazi fino al 70 %, poi li posticipa al 1° agosto perché i tempi “potrebbero cambiare”, poi espande la lista a 14 Paesi, minaccia nuovi 10 % aggiuntivi a chi si allea con i BRICS… e intanto i mercati affondano come barche alla deriva, con il Dow in rosso per oltre 600 punti.

Questa rincorsa di email minacciose — annunciate come se fossero missivi nuclear-politici — è la quintessenza della “tariffa-terapia”: fumo e nervosismo, ma nessuna strategia seria. Il problema? Trump sembra ignorare che i dazi picchiano sui portafogli degli americani, non sulle economie straniere. E, ciliegina sulla torta, molto di ciò è illegale: un tribunale lo ha nuovamente accusato di aver oltrepassato i suoi poteri esecutivi.

Insomma: è il remake del bizzarro show “Liberation Day”, con Trump che oscilla tra minacce, proroghe e ritiri, e i Paesi si chiedono se il dialogo sia reale o solo un’altra puntata di questa soap protezionista. Alle sue sporche mani da bambino che gioca col fuoco, il mondo risponde con timori sui costi di gas, auto e uova, mentre le borse sprofondano e la credibilità va in vacanza.

In sintesi, assistiamo a un balletto costoso, destabilizzante, legale grigio e – sopra ogni cosa – profondamente incoerente. Una dimostrazione lampante di come non si governa l’economia globale: dazi sì, no, con calma poi forse, a meno che non vi si alleino coi BRICS… e alla fine gli unici a rimetterci sono cittadini, imprese e investitori.

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