Ferzan Özpetek firma con Allacciate le cinture uno dei suoi film più riusciti, riuscendo a mescolare emozione, leggerezza e dolore con una sincerità rara nel panorama del cinema italiano contemporaneo.
Al centro della storia c’è Elena (Kasia Smutniak), giovane donna ironica e indipendente, che si ritrova coinvolta in una relazione travolgente con Antonio (Francesco Arca), uomo ruvido e pieno di contraddizioni. Quel che inizia come un’attrazione fisica esplosiva evolve presto in una relazione intensa, complicata e profondamente umana.
Özpetek abbandona certi manierismi del suo cinema più barocco per concentrarsi su una narrazione più essenziale e asciutta, pur mantenendo il suo consueto affetto per i legami familiari e le relazioni non convenzionali. Il risultato è un racconto stratificato sul tempo che passa, sull’amore che cambia forma e sull’imprevedibilità della vita. Il film colpisce anche per la capacità di affrontare temi difficili — come la malattia, la morte e la trasformazione del desiderio — con una delicatezza che non rinuncia mai alla verità emotiva.
Ottima la prova del cast, con Kasia Smutniak in una delle sue interpretazioni più intense e misurate, e un sorprendente Francesco Arca, qui finalmente valorizzato in un ruolo complesso. Accanto a loro, brilla la solita "famiglia allargata" di personaggi secondari che donano ironia e tenerezza alla vicenda, in perfetto stile Özpetek.
Allacciate le cinture è un film che sa commuovere senza forzature, ricordandoci quanto l’amore – nelle sue forme più impensate – possa essere un’àncora nelle tempeste della vita. Un’opera matura, sentita, da (ri)scoprire.