Con la scomparsa, il 30 giugno scorso, di Jim Shooter se ne va una delle figure più controverse ma fondamentali del fumetto americano. Amato, temuto, criticato, ma mai ignorato, Shooter ha lasciato un’impronta indelebile sul mondo dei comics, in particolare alla Marvel, dove negli anni Ottanta ha contribuito a trasformare (secondo alcuni addirittura a salvare), l’azienda in una potenza editoriale e commerciale.
Entrato giovanissimo nel mondo dei fumetti – a soli tredici anni scriveva già storie per la Legion of Super-Heroes della DC – Jim Scooter Shooter si è fatto strada con determinazione, fino a diventare editor-in-chief della Marvel dal 1978 al 1987. In quel periodo ha imposto ordine, rilanciato personaggi, valorizzato autori, introdotto nuove testate e supervisionato alcune delle saghe più memorabili del periodo.
Il suo nome resta legato a titoli diventati cult, come Uncanny X-Men, Daredevil, Fantastic Four, The Avengers, tutti rifioriti grazie anche alla sua gestione decisa, a volte dura, ma spesso efficace. Ha scoperto e lanciato talenti, ha imposto scadenze rigorose e standard qualitativi alti, contribuendo a traghettare il fumetto mainstream americano verso una nuova maturità.
Certo, non tutto gli si può perdonare. La sua creatura forse più celebre e al tempo stesso più discussa resta Secret Wars, il primo grande crossover Marvel pensato espressamente per vendere giocattoli. Un’operazione commerciale riuscitissima, che però segnò l’inizio della serializzazione - evento a tavolino, aprendo la strada a decenni di continuity complicate e marketing narrativo. Da lettore, non glielo perdono. Ma da osservatore del mercato, bisogna riconoscergli un’intuizione vincente.
Jim Shooter è stato tante cose: sceneggiatore, editor, stratega, innovatore e, sopra ogni altra cosa, un visionario. Senza di lui, il fumetto americano – e non solo quello Marvel – sarebbe stato diverso. Meno ricco, forse meno professionale, e sicuramente meno ambizioso.
Addio, Jim. Anche quando non eravamo d’accordo, sapevamo che ci stavi portando da qualche parte.