Con Tutto d’un fiato, pubblicato da Mondadori nella collana XS, Antonio Moresco stupisce i suoi fedeli lettori cimentandosi in un genere narrativo non facile, il racconto. Una dimensione che lo scrittore affronta a modo suo, con un testo asciutto, dalla prosa essenziale ma levigata. Poche decine di pagine che si leggono, parafrasando il titolo del racconto, davvero tutte d’un fiato.
È un testo dal sapore spiccatamente autobiografico, quasi un’istantanea “on the road”, che ci mostra lo scrittore in viaggio di notte da Milano fino all’estremo sud della penisola.
La narrazione è attraversata da una nota inquietante quasi noir, il pericolo determinato dalla stanchezza mortale e dal sonno incombente che assediano l’uomo al volante, mentre la sua compagna dorme sul sedile accanto, vinta dalla stanchezza. Tra un sorpasso e uno sbandamento, mentre lotta per rimanere sveglio, l’uomo al volante si abbandona al flusso incessante dei propri pensieri. Compie riflessioni lucide e taglienti sulla situazione economica e politica del nostro paese, sulla sua condizione di scrittore emerso tardivamente dall’ombra, ma – almeno questo è il pensiero di Moresco – condannato comunque all’irrilevanza.
Eppure, nonostante l’amarezza e la cupezza, accentuate forse anche dallo sfondo della notte e dallo stato di spossatezza, il protagonista è allo stesso tempo sorpreso e come rianimato da una nuova consapevolezza. Una nuova realtà che assume per lui il carattere dell’imprevedibilità, quasi di un miracolo.