Con Megalopolis, il grande Francis Ford Coppola firma un'opera che sfida ogni convenzione cinematografica, un film che si erge come un monolite caotico e visionario nel panorama del cinema contemporaneo.
Già dalle prime immagini, è chiaro che ci troviamo di fronte a un'opera d'arte che punta a trascendere il mezzo stesso, un'orgia visiva per gli occhi che non teme di spingersi oltre i limiti dell'immaginazione.
Il film, ascrivibile al genere distopico fantascientifico, è un tripudio di scenografie grandiose e di effetti visivi mozzafiato che avvolgono lo spettatore in un mondo a metà tra il sogno e la follia. Coppola dimostra ancora una volta di essere un maestro nella costruzione di atmosfere, creando un universo filmico che sembra pulsare di vita propria. La fotografia è ricca di colori vibranti e contrasti audaci, mentre la regia è un susseguirsi di invenzioni stilistiche che mescolano il sublime e il surreale in un mix indimenticabile.
Gli attori s'impegnano come possono e Adam Driver giganteggia nel ruolo difficilissimo del protagonista. Non meno efficace è Giancarlo Esposito nel ruolo dell'antagonista. Tuttavia, non si può negare che l'opera di Coppola sia afflitta da alcuni seri difetti.
La sceneggiatura è approssimativa, con scelte narrative spesso discutibili e dialoghi che oscillano tra il bizzarro e il puerile. Eppure, queste imperfezioni sembrano quasi diventare parte del fascino del film, un esempio lampante del rischio e della vulnerabilità che derivano dall'atto creativo.
Il risultato è un film che divide, che può infastidire per le sue incongruenze ma che lascia anche senza fiato per la sua ambizione. Probabilmente sarà ricordato come il canto del cigno di Coppola, un maestro che, alla veneranda età di 85 anni, dimostra di non aver perso il coraggio di sperimentare e stupire.
Megalopolis è un'opera consapevole dei suoi rischi, un film che si espone senza compromessi, sapendo che il fallimento era una possibilità concreta.
Non sorprende, quindi, che il film si sia rivelato un cocente flop al botteghino. Il suo linguaggio, le sue scelte artistiche e narrative, sono lontane dall'intrattenimento mainstream e richiedono una certa disponibilità a lasciarsi trasportare dalla visione di Coppola. Ma la storia del cinema è piena di esempi di opere incomprese al momento della loro uscita che hanno trovato il loro posto nel tempo, diventando pietre miliari del medium.
Chi può dire che il destino di Megalopolis non sarà lo stesso? In un'epoca in cui il cinema sembra sempre più uniforme, Coppola ci ricorda cosa significa osare, creare senza rete di protezione. Forse il tempo gli renderà giustizia, come già accaduto in passato. Nel frattempo, non possiamo che inchinarci di fronte al coraggio di un grande maestro.