mercoledì 19 giugno 2024

Memorie dal sottosuolo


In seguito alla criminale invasione decisa da Vladimir Putin del territorio ucraino si è scatenata una certa, immotivata e ingiusta avversione verso l'arte russa. Un atteggiamento sciocco e dannoso, com'è evidente, per la cultura in generale.

Ebbene, mi sono occupato, sulle pagine del blog magazine Libri e parole di un grande classico della letteratura russa. Sto parlando di Memorie dal sottosuolo, di Fëdor Dostoevskij.

È un romanzo breve di grande modernità, pur essendo stato pubblicato nel 1864, per come affronta, anticipandoli rispetto alla tradizione letteraria precedente, temi quali l'alienazione, il senso di colpa, la morale comune.

Chi volesse approfondire l'argomento, può farlo a partire da questo link.

martedì 18 giugno 2024

Quando la cultura e l'informazione libera fanno paura

Quando un dittatore arriva al potere, la sua prima azione è attaccare la cultura, gli artisti, la libertà creativa, cancellare le sovvenzioni. La cultura è il suo nemico.

(Tahar Ben Jelloun)

Libri e altri scritti considerati “anti-tedeschi” vengono bruciati sull’Opernplatz. Berlino, Germania, 10 maggio 1933. 
©National Archives and Records Administration, College Park, MD

Ecco, pensate alla "melonizzazione" della Rai, trasformata appunto in TeleMeloni, trasformata in becero megafono governativo, vilipesa e privata dei suoi personaggi di punta. 


Pensate anche all'impoverimento generale e sistematico del mondo dell'arte e della cultura e capirete perché l'affermazione di Tahar Ben Jelloun sia veritiera e quantomai calzante alla situazione attuale.

lunedì 17 giugno 2024

Strange Way of Life, il western secondo Almodóvar

Strange Way of Life è un cortometraggio diretto da Pedro Almodóvar che esplora i temi dell'amore, del desiderio e del destino attraverso una narrazione unica e coinvolgente. 

Ambientato in un paesaggio desertico, il film segue le vicende di due uomini, Silva e Jake, interpretati rispettivamente da Ethan Hawke nel ruolo di uno sceriffo e Pedro Pascal in quello di un cowboy.

La regia di Almodóvar brilla nella sua capacità di intrecciare emozioni intense con una fotografia visivamente mozzafiato. Ogni inquadratura è curata nei minimi dettagli, offrendo allo spettatore un'esperienza visiva ricca e coinvolgente.   

I colori vibranti e i contrasti del paesaggio desertico non solo esaltano la bellezza naturale, ma riflettono anche la complessità dei sentimenti dei protagonisti.

Le interpretazioni di Hawke e Pascal sono straordinarie. Entrambi riescono a trasmettere la profondità del loro legame attraverso silenzi eloquenti e sguardi carichi di significato. La chimica tra i due attori è palpabile, rendendo credibile e toccante la loro storia d'amore.

La colonna sonora, caratterizzata da melodie malinconiche, accompagna perfettamente il tono del film, amplificando le emozioni e dando ulteriore spessore alla narrazione.

Strange Way of Life è un’opera che, pur nella sua brevità, riesce a lasciare un'impressione duratura. Non è esagerato affermare che Almodóvar ci regala un gioiello cinematografico che esplora con delicatezza e passione i temi dell’amore e dell’identità. 

Un cortometraggio imperdibile per gli amanti del cinema e per chi apprezza le storie profonde e ben raccontate.

venerdì 14 giugno 2024

Unastoria, il capolavoro di Gipi

Unastoria è da molti considerato il capolavoro di Gipi, alias Gianni Pacinotti, e forse, per una volta, il termine non è usato a sproposito. 

La graphic novel Unastoria – il titolo è scritto proprio così, e non senza motivo, a voler indicare l'unità dell'opera, a dispetto della sua apparente frammentarietà – spicca davvero nel sonnolento e ripetitivo panorama fumettistico italiano. 

La storia è giocata su più livelli: da un lato si descrive la vicenda del protagonista vero e proprio, lo scrittore di successo Silvano Landi, del quale si racconta lo stato di sgretolamento interiore. L'autore ha perso il contatto con la realtà, e avverte tutta la vacuità di una vita che gli sembra insensata. Gipi mostra al lettore tutto questo in una prima parte volutamente confusa e ostica, che trasmette angoscia e confusione, quelle stesse sensazioni che affliggono l'animo dello scrittore.


Il passaggio dal colore degli acquerelli al bianco e nero scarnificato del presente è uno schiaffo in faccia al lettore, che trasale e prova lo stesso senso di smarrimento e straniamento del protagonista. L'alternanza di colore e bianco e nero sferza il lettore con grande forza. 


Come avrete intuito, Unastoria non è affatto una lettura facile, e può perfino suscitare una certa difficoltà nel lettore, al quale è richiesto un impegno non indifferente nell'affrontare la lettura di queste pagine. Ma ne vale la pena, credetemi.


Il tratto, graffiante e minimalista nelle parti a china, può ricordare a tratti i grandi Guido Crepax e Hugo Pratt, mentre nelle parti pittoriche diventa impressionista, quasi classicheggiante, salvo smentirsi magari nelle pagine immediatamente seguenti, contraddistinte da un tratto nervoso e ultra minimalista, che, quando pure ricorre all'ausilio del colore, mi ha fatto pensare a un altro grande illustratore, Bill Sienkiewicz.


A un livello si direbbe più alto rispetto agli affanni dello scrittore in crisi dei giorni nostri, viene narrato con tratti molto poetici e ispirati un momento tragico della vita di un avo dello scrittore, Mauro, combattente in una trincea della Prima Guerra Mondiale. I due Landi vivono entrambi, in due epoche diverse, lo scoramento della disperazione più nera, alle prese con le proprie miserie umane e con quella che appare come la suprema insensatezza dell'umana Storia.


Beninteso, non c'è solo negatività in Unastoria. Nelle ultime, riuscitissime pagine, si intravvede infatti una possibilità di riscatto o almeno di sollievo per il, anzi, i protagonisti.


Tra l'altro, il volume, già premiato da un vasto successo di pubblico, oltre che di critica, comparve nell'ambitissima lista dei dodici candidati al Premio Strega 2014. Fu la prima volta che un'opera a fumetti, sia pure un "romanzo a fumetti", si trovò in lizza per aggiudicarsi il premio letterario più importante, almeno per quella parte del nostro Paese che si ostina con caparbietà a occuparsi di cultura e soprattutto a leggere, cari amici.


Scheda


Autore: Gipi

Titolo: Unastoria

Casa Editrice: Coconino Press - Fandango

Anno: 2013

Collana: Maschera Nera

Formato: cartaceo

Pagine: 128 - € 18,00

ISBN: 9788876182495

Genere: Fumetto d'autore


Pro: grande tecnica, immagini di grande bellezza


Contro: una certa difficoltà di lettura, specie nella prima parte dell'opera


Voto: 5

giovedì 13 giugno 2024

La lezione di Matteotti

Dopo l'ignobile spettacolo andato in scena ieri in Parlamento, quando un deputato leghista ha aggredito Leonardo Donno del Movimento 5 Stelle, confermando una volta di più il clima violento e squadrista instaurato e promosso dalla sciagurata parodia di governo attualmente in carica, gioverà ricordare cosa accadde il 30 maggio 1924, quando Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, prese la parola alla Camera dei deputati per contestare i risultati delle elezioni del 6 aprile.

In quello che fu il suo ultimo discorso, il parlamentare denunciò apertamente le violenze e le irregolarità avvenute durante le elezioni politiche del 1924. 

Accusò il Partito Nazionale Fascista e il governo di Benito Mussolini di aver commesso brogli elettorali, intimidazioni e violenze per ottenere una vittoria manipolata. Matteotti espresse il suo profondo disprezzo per l'abuso di potere e l'oppressione politica perpetrata dal regime fascista, affermando il suo impegno per la difesa della democrazia e delle libertà civili. 

Il discorso si concludeva così:

Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.

Al termine del suo intervento Matteotti, rivolgendosi ai compagni di partito, profetizzò:

Ed ora potete preparare il mio elogio funebre.

La sua previsione si rivelò esatta, purtroppo. Com'è noto, poco dopo la sua denuncia, fu rapito e assassinato da squadristi fascisti. 

Il suo sacrificio contribuì a evidenziare la natura brutale e totalitaria del regime fascista, suscitando indignazione e proteste sia in Italia che all'estero.





mercoledì 12 giugno 2024

Rumore bianco

Uno dei romanzi più importanti di Don DeLillo, lo scrittore statunitense a mio avviso più importante degli ultimi decenni, è certamente Rumore bianco, di recente trasposto efficacemente anche in film con Adam Driver.

Avverto subito gli amici lettori che non si tratta di una lettura facilissima, come spesso accade con i libri del grande autore di origine italiana. 

Non tanto per la qualità della scrittura, levigata, scorrevole e precisa com’è tipico di D. D., quanto per i temi trattati: la paura, anzi l’ossessione della morte, l’ipocondria e, in parte, il moderno consumismo.

Se volete approfondire, ne scrivo più diffusamente qui, sul blog magazine Libri e parole.




lunedì 10 giugno 2024

Nimic: Un'esperienza visiva vuota e irritante

Non pago - si fa per dire - dell'esperienza negativa prodotta dalla visione del film La Favorita, ho deciso di dare un'altra possibilità al suo regista, Yorgos Lanthimos, sforzandomi di guardare un suo cortometraggio, Nimic.

Ahimè, di male in peggio. Mal me ne incolse. Nimic si presenta come un cortometraggio ambizioso, ma purtroppo si rivela un'esperienza profondamente deludente e irritante. Nonostante l'aura di mistero e alienazione, il film non riesce a trovare una direzione chiara e si perde in un mare di pretese artistiche senza sostanza.

La premessa è interessante: un violoncellista, interpretato da uno stralunato Matt Dillon, ha un incontro bizzarro in metropolitana che altera drasticamente la sua vita. 

Tuttavia la trama, se così possiamo chiamarla, è incredibilmente sottile e manca di qualsiasi sviluppo significativo. Il film sembra più interessato a confondere lo spettatore con simbolismi criptici e scelte stilistiche eccentriche piuttosto che raccontare una storia coesa.

Le interpretazioni sono uno dei pochi aspetti che si salvano. Il già citato Matt Dillon offre una performance professionale, ma è costretto a lavorare con un materiale che non gli permette di esplorare il suo personaggio in profondità. Il resto del cast, pur adeguato, è penalizzato da una sceneggiatura che non dà loro spazio per brillare.

Dal punto di vista visivo, Nimic mantiene lo stile distintivo di Lanthimos, con inquadrature precise ma statiche e una fotografia abbastanza curata. Tuttavia, questa freddezza visiva, caratterizzata da un'estetica algida e distaccata, non è sufficiente a compensare la mancanza di sostanza narrativa. Anzi, questa scelta stilistica rende il film ancora più alienante e distante, creando un'insormontabile barriera emotiva tra lo spettatore e la storia.

Il cortometraggio sembra un esercizio di stile fine a se stesso, privo di una vera anima o di un messaggio significativo. Il film tenta di esplorare temi come l'identità e la realtà, ma lo fa in modo così superficiale e pretenzioso che risulta difficile prenderlo sul serio. 

Il ritmo è lento e spesso frustrante, con una narrazione frammentaria che lascia più domande che risposte. Invece di intrigare, Nimic finisce per alienare lo spettatore, lasciandolo perplesso e insoddisfatto. Gli undici minuti del film trascorrono a fatica, e alla fine della visione lo spettatore tira un sospiro di sollievo.

L’incomprensibilità del film diventa presto il suo più grande difetto. Lanthimos sembra voler giocare con la mente del pubblico, ma lo fa in modo così disordinato e inconcludente che ciò che resta è solo fastidio. L'assenza di una chiara risoluzione o di un senso compiuto alla fine del corto rende l'intera esperienza visiva non solo vuota, ma anche profondamente frustrante.

Nimic è un'opera che delude quasi sotto tutti i punti di vista. Nonostante le buone intenzioni e alcune qualità tecniche, non riesce a trovare il giusto equilibrio tra forma e contenuto. Quello che poteva essere un corto intrigante e provocatorio si rivela un'esperienza visiva fredda, priva di significato e innervosente, un'altra occasione mancata per il sopravvalutato e furbastro Lanthimos di creare qualcosa di veramente memorabile.



Memorie dal sottosuolo

In seguito alla criminale invasione decisa da Vladimir Putin del territorio ucraino si è scatenata una certa, immotivata e ingiusta avversio...