martedì 28 ottobre 2025

Il business della rabbia sui social

C’è un filo nero che attraversa i social, e Facebook più di tutti: la violenza verbale. Ogni giorno assistiamo a una marea di insulti, sarcasmo velenoso, indignazione gridata. È come se il dialogo fosse diventato impossibile, sostituito da un costante bisogno di aggredire, di affermarsi distruggendo l’altro. Ma non è solo un problema di maleducazione collettiva: è un meccanismo, un ingranaggio ben oliato.

I social si nutrono di emozioni forti — paura, rabbia, disprezzo — perché sono quelle che generano traffico, clic, commenti, condivisioni. Un post rabbioso fa discutere, divide, accende gli animi: e più il tono sale, più cresce la visibilità, l’engagement, il tempo speso sulla piattaforma. È una spirale perversa in cui la negatività diventa moneta sonante.

La rabbia, insomma, genera profitto. E mentre noi crediamo di sfogarci, di dire la nostra, qualcun altro misura il successo in grafici di interazione e in cifre pubblicitarie. I social, nati come luoghi d’incontro e di condivisione, si sono trasformati in amplificatori di rancore, dove la voce più moderata scompare, e l’eco più urlata domina.

Forse il primo passo per invertire la rotta è accorgersene: ricordare che ogni volta che reagiamo con rabbia, c’è qualcuno che ci guadagna. E che la calma, oggi, è la vera forma di resistenza.


domenica 26 ottobre 2025

Trump contro Reagan

L’ennesima farsa trumpiana si arricchisce di un nuovo capitolo grottesco. Dopo aver reagito con rabbia e insulti a un vecchio video in cui Ronald Reagan — un vero presidente repubblicano, dotato di visione e decenza — metteva in guardia contro i dazi, il "presidente pazzo" Trump ha deciso di superarsi: bloccare i negoziati commerciali con il Canada. Un gesto folle, autolesionista e totalmente privo di logica economica, che danneggerà prima di tutto gli Stati Uniti.

È il solito copione: l’ego smisurato al posto del pensiero, la propaganda al posto della politica, l’arroganza che soppianta ogni competenza. Vedere un presidente degli Stati Uniti prendersela con Reagan e, nello stesso tempo, sabotare i rapporti con uno dei più solidi alleati americani è insieme comico e tragico. 

Ma più di tutto è rivelatore: Trump non ha ideali, non ha coerenza, non ha neppure la minima cognizione storica. Ha solo sé stesso — e la sua follia narcisistica, ormai fuori controllo.

sabato 25 ottobre 2025

A letto con il nemico, un film purtroppo ancora attuale

A letto con il nemico (1991) è un tipico B movie hollywoodiano, costruito con ingredienti collaudati: suspense, fuga, identità segrete e un cattivo ossessivo. Eppure, a più di trent’anni dall’uscita, il film resta tristemente attuale per il tema della violenza domestica e del controllo maschile sulla donna. 

A parte qualche evidente buco nella sceneggiatura e una certa ingenuità di fondo, il film mantiene una sua tensione e un ritmo ancora efficace. Gran parte del merito va alla giovane Julia Roberts, affascinante e credibile nel ruolo della moglie che tenta di riconquistare la libertà, confermando già allora il suo magnetismo e il talento che l’avrebbero resa una star.



venerdì 24 ottobre 2025

Un paese reso ignorante dalla sua politica

L’incultura dilagante nel nostro Paese non è un fenomeno improvviso: è il frutto di anni di disinteresse, di impoverimento dell’istruzione, di svuotamento del valore della conoscenza. 

In un tempo in cui tutto deve essere “facile”, “leggero”, “immediato”, leggere un libro, andare a teatro o visitare un museo sono diventati gesti quasi rivoluzionari. E comunque considerati noiosi e superflui da una classe politica inadeguata, profondamente ignorante, ma al tempo stesso arrogante e compiaciuta della propria insipienza. 

E il Governo, invece di contrastare questa deriva, sembra assecondarla: taglia fondi al cinema, ignora scuole e biblioteche, riduce la cultura a spettacolo pacchiano, a becero consumo. Ma un Paese che non investe nel pensiero critico e nella bellezza è un Paese che smette di crescere — e alla fine, di capire sé stesso.

«Il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare»: così cantava il grande Lucio Dalla in Come è profondo il mare. E aveva ragione. Il pensiero fa paura, soprattutto a chi teme le domande, a chi preferisce un popolo distratto e docile, invece che critico e consapevole.

Oggi in Italia l’incultura avanza, non per caso ma per abbandono. Scuola, arte, libri, musica, ricerca — tutto ciò che alimenta la mente viene trattato come ultroneo. Eppure senza pensiero, senza cultura, non c’è libertà. Forse è proprio questo che spaventa di più chi ci (mal) governa.



giovedì 23 ottobre 2025

John Carter, un film da (ri)scoprire

Nonostante la fama ingiusta che lo ha perseguitato, è tempo di rendere giustizia a John Carter. Questo film del 2012 è, a tutti gli effetti, un'opera di grande intrattenimento, un'avventura fantascientifica pulpy e divertente che merita di essere riscoperta e apprezzata per i suoi innegabili meriti.

La Disney non ha badato a spese, e il risultato è un kolossal che fa pieno sfoggio delle sue ambizioni epiche. Dimenticate le critiche sul flop al botteghino: quello che rimane è una produzione sontuosa.

Il film è ben girato dal regista Andrew Stanton (premio Oscar per l'animazione, qui al suo debutto live-action), che orchestra con maestria scene d'azione mozzafiato e combattimenti coreografici. Il ritmo è incalzante e non lascia spazio alla noia, catapultando lo spettatore in un'epopea spaziale dal sapore antico, ma con la potenza tecnica del cinema moderno.

Il grande dispiego di effetti speciali e CGI è uno dei suoi punti di forza più evidenti. Il pianeta Barsoom (Marte) è ricreato con un world-building affascinante e dettagliato: dalle città volanti alle vaste distese desertiche, fino alle creature aliene come i Tarki a quattro braccia, tutto è reso con una qualità visiva sorprendente e immersiva. Ancora oggi, a distanza di anni, gli effetti reggono benissimo il confronto, dimostrando una cura artigianale degna dei migliori blockbuster.

In sintesi, John Carter è un'avventura sci-fi/fantasy di prim'ordine, fedele allo spirito della classica letteratura di Edgar Rice Burroughs. È un film che non si prende troppo sul serio, offrendo puro e sano intrattenimento con un cuore avventuroso. Se non lo avete ancora visto, o se lo avete ingiustamente liquidato, dategli una possibilità: potreste ritrovarvi piacevolmente sorpresi.



mercoledì 22 ottobre 2025

L’inferno degli accessi digitali: più che sicurezza, tortura psicologica

Ma davvero qualcuno crede che complicare l’accesso a un sito lo renda più sicuro? Ogni volta è una maratona digitale: password con lettere maiuscole, minuscole, numeri, geroglifici egizi, doppio codice via mail, riconoscimento facciale, verifica tramite DNA e infine il test più crudele — “clicca su tutte le immagini con i semafori” (che, ovviamente, non esistono).

Alla fine, più che proteggere i nostri dati, sembra vogliano proteggerci dall’entrare. E il risultato è che l’utente medio, esasperato, rinuncia del tutto. 

Missione compiuta, cari paladini della “user experience”.


martedì 21 ottobre 2025

Il letame di Trump metafora della sua presidenza

Il disgustoso video pubblicato da Trump, in cui si diverte a riversare letame sui manifestanti No Kings, è stato descritto da molti come l’ennesima parodia di un presidente che disprezza metà America. Ma questa lettura a mio avviso è riduttiva: la verità è ancora più amara.

Non è solo metà del paese a essere oggetto del suo disprezzo, ma tutta l’America. E non si ferma qui: con la sua ostentata volgarità e il suo comportamento da bullo, Trump disprezza anche il resto del mondo, riducendo la politica a uno spettacolo disgustoso e degradante.

Guardando quel video, resta la sensazione di un’epoca in cui i valori pubblici vengono calpestati, in cui la decenza e il rispetto sembrano concetti antiquati, e in cui chi dovrebbe guidare finisce per ridicolizzare tutto ciò che rappresenta la responsabilità e la dignità.

Tempi davvero disgustosi.

Il business della rabbia sui social

C’è un filo nero che attraversa i social, e Facebook più di tutti: la violenza verbale . Ogni giorno assistiamo a una marea di insulti, sar...