Se c'è un autore che ho amato e che tuttora amo forse più di tutti, non solo e non tanto per la forma - scarna e tagliente, mai banale - ebbene quello è Charles Bukowski, poeta e scrittore etichettato sbrigativamente come "maledetto", che andrebbe (ri)scoperto, specialmente oggi, in una scena letteraria spesso dominata da autori di plastica, costruiti a tavolino da scaltri editor per farne prodotti da scaffale di autogrill.
Politicamente scorretto a dir poco, ha mostrato con corrosivo sarcasmo e lucida spietatezza il vero volto dell'America, o se volete gli esiti del peggior capitalismo: la moltitudine invisibile dei reietti, di chi non ce l'ha fatta a farsi strada in un sistema basato su polarizzazioni estreme.
La grandissima ricchezza in mano a pochi e la vita grama della massa degli emarginati e, aggiungo, forzando un po' il discorso, degli attuali e sempre più numerosi nuovi poveri.
Ne parlo più diffusamente qui.